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Simone riapre il rifugio Sottile: quest’anno per raggiungerlo ha dovuto spalare

Durante l’anno lavora come artigiano del cartongesso, quando inizia l’estate si trasferisce in val Vogna.

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Simone riapre il rifugio Sottile: quest’anno per raggiungerlo ha dovuto spalare. Le attività per la riapertura non sono state semplici.

Simone riapre il rifugio Sottile: quest’anno per raggiungerlo ha dovuto spalare

Le attività per la riapertura del rifugio Ospizio Sottile non sono state semplici questa stagione per via della neve, ma il gestore Simone Polenghi è già al lavoro.

«Nelle scorse settimane la neve accumulata dal vento al colle ha permesso a malapena a Heli Monterosa di trovare un posto dove scaricare il materiale non deperibile. – aveva raccontato sui social -. In due  giorni sono riuscito a sistemare tutto e far ripartire gli impianti (acqua a parte ovviamente). La temperatura all’interno all’arrivo era circa di 2 gradi (ebbene si anche questo fa parte del nostro lavoro, diciamo che i primi giorni bisogna adattarsi un po’, ma questi piccoli inconvenienti non mi fan demordere ne scoraggiano, quindi vi aspetto a braccia aperte per una stagione fantastica».
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Sta per iniziare la quinta stagione a 2480 per Simone Polenghi

Nel fine settimana la stagione intanto è partita.  E intanto Simone Polenghi ha fatto parlare di sè.  Durante l’anno lavora come artigiano specializzato nel cartongesso e imbiancature in Lombardia, ma quando inizia l’estate si trasferisce al rifugio Ospizio Sottile di Alagna. Per Simone Polenghi, 28 anni del varesotto, sta per iniziare la quinta stagione a 2480 metri sul Colle Valdobbia, il confine tra Valsesia e Gressoney. Un luogo pieno di storia.

Ospizio oggi meta di escursioni

Riva Valdobbia era una tappa d’obbligo per gli emigranti che andavano all’estero e ne rientravano percorrendo la Grande strada d’Aosta, l’antica Via Regia, mettendo in collegamento il Ducato di Milano con la Francia. Fu il canonico Nicolao Sottile a costruire nel 1820 il primo Ospizio, il più alto delle alpi. L’obiettivo era garantire un transito sicuro per i viandanti. Oggi è meta di escursionisti. Aveva 23 anni Polenghi quando decise di prendere in mano il rifugio di proprietà del Comune. All’epoca studiava Chimica industriale all’università, grazie alla passione per la montagna e per arrotondare decise di dedicarsi a questa attività.

“Ora sono ancora più convinto a proseguire e investire in questo progetto”

«Ho iniziato nel 2020 – racconta -. Avevo avuto qualche esperienza in rifugio, ma come cameriere. Decisi di lanciarmi nonostante fossi il più giovane rifugista dell’epoca». Il bando per la gestione indetto dal Comune era andato deserto. Polenghi ci ha creduto e ha saputo rilanciarlo apportando qualche novità: «Ho puntato sui social, ma ho anche arricchito l’offerta». «Dopo le prime tre stagioni, il Comune ha apprezzato e riconosciuto il mio impegno rinnovando il contratto di gestione per altri tre anni. Ora sono ancora più convinto a proseguire e investire in questo progetto». In questo periodo Polenghi è impegnato a organizzare la stagione estiva.

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