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Stanza protetta a Borgosesia contro le violenze sulle donne

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Stanza protetta, si tratta di uno spazio ricavato all’interno della caserma dei carabinieri la cui funzione è di accogliere le donne che denunciano violenze e maltrattamenti

Stanza protetta, un progetto curato dal Soroptimist

A Borgosesia c’è una “Stanza protetta”. Si tratta di uno spazio ricavato all’interno della caserma dei carabinieri la cui funzione è di accogliere le donne che denunciano violenze e maltrattamenti. Il progetto è stato curato dal Soroptimist club Valsesia con l’obiettivo di rendere meno traumatica e critica possibile l’esperienza di una denuncia. Nel suo intervento, la presidente di Soroptimist Valsesia, Daniela Campra, ha ricordato come abbia cominciato a lavorare al progetto sin dall’inizio del suo mandato perché il fenomeno della violenza sulle donne e sui minori è una realtà che conosceva bene professionalmente: «Sono felice che siamo il 112esimo club che realizza la “stanza protetta”, grazie al sostegno del comandante provinciale dell’Arma, tenente colonnello Ronchey, e del personale della caserma di Borgosesia, che da subito ci hanno aperto le porte, facendoci sentire a casa, aiutandoci in tutto, con grande disponibilità. Vorrei che questa stanza non venisse mai utilizzata, ma purtroppo so che anche in Valsesia i casi di violenza sulle donne sono numerosi».

E’ intervenuto anche il prefetto

Il prefetto Michele Tortora ha dato il proprio apprezzamento per l’operato dei club di servizio del territorio, sottolineando come «questo tipo di reato fa fatica a scendere nelle nostre statistiche, anche se l’approvazione della legge sullo stalking è stata un’arma in più per combattere la violenza contro le donne, ma bisogna ancora lavorare molto sulla prevenzione». E Leila Picco, past president nazionale del Soroptimist e artefice del progetto, ha ricordato come le donne che denunciano la violenza siano solo il 10% di quelle che la subiscono. Nella dotazione della stanza è compreso anche un computer portatile per andare ad accogliere le denunce fuori dalla caserma, dotato di un sistema di videoregistrazione, approvato dall’Arma dei carabinieri, che consente a coloro che devono valutare la denuncia di poter analizzare anche il linguaggio del corpo.

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