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Tempio crematorio di Biella: due anni fa le terribili scoperte

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Tempio crematorio di Biella: due anni l’esito delle indagini della Procura di Biella.

Tempio crematorio di Biella

Di seguito una riflessione di Paolo Galuppi.

Si avvicina la data che non avrei mai voluto ricordare, il 26 ottobre! Come tutti, appresi dagli organi di stampa la notizia dell’esito delle indagini (fino a quel momento secretate) che la Procura di Biella, dopo una denuncia da parte di un dipendente, svolse al Tempio Crematorio della Città. Fu terribile e angosciante, non potevo crederci!

Passarono alcuni giorni e la notizia prese consistenza con prove, confessioni e videoregistrazioni dei terribili fatti che portarono alla condanna penale di primo grado i fratelli Ravetti (5 e 5 anni e 4 mesi) che con il padre e con il supporto di alcuni dipendenti, si macchiarono di quei gravi ed efferati episodi nella gestione del Crematorio di Biella. Poi nel mese di novembre del 2019 la trasmissione televisiva “Le iene” diffuse il video delle multi cremazioni. Violenta e insanabile ferita!

Io sono coinvolto sia con i resti di mio padre (esumati e cremati pochi giorni dalla scomparsa di mia mamma) che con la salma di mia mamma e a distanza di anni sono ancora qui a recriminare una nuova
apertura d’indagine che, come ebbi a scrivere in una lettera precedente, poteva e potrebbe essere riavviata.

Più di 500 famiglie, tramite i nostri legali, richiesero l’apertura delle indagini penale, ma tutto, con mio/nostro stupore e incredulità, risultò invano con l’archiviazione, da parte della Procura, della nostra richiesta: la Giudice incaricata non ritenne di avere “la prova provata (??)” per la riapertura del caso. Altro terribile momento di sconforto e amarezza verso una Giustizia che, fino a quel momento, era risultata credibile!

Ed ora la nuova riforma Cartabia (economia processuale per dar conto alla Comunità europea?) che limita la durata dei processi e dei procedimenti senza che sia stata fatta un’adeguata ristrutturazione della pianta organica, della magistratura e delle cancellerie. Cartabia apre la possibilità di patteggiamento, trasformando pene detentive in pene accessorie o di pubblica utilità.

Il caso del Tempio Crematorio di Biella potrebbe non essere inserito tra quelli per “associazione a delinquere” e perciò potrebbe rientrare tra quelli delle “pene accessorie”… Se ciò dovesse succedere sarebbe un’altra beffa, un altro colpo basso, un’ulteriore violenza verso tutte quelle famiglie
che, nonostante l’archiviazione, rimangono fiduciose nella Giustizia.

A Roma molti comitati e associazioni di famigliari delle vittime di stragi compiute nel nome del profitto, si sono date appuntamento aderendo al Comitato “Noi 9 Ottobre”, per rivendicare il sacro santo diritto di potere essere presenti nei tribunali durante tutte le udienze e di avere voce , avere la possibilità di essere ascoltati. Cosa che non si è mai verificata per nessun caso!

Sta di fatto che il 26 Ottobre sarò lì, ancora una volta, davanti al Crematorio di Biella (chissà quando riprenderà la sua funzione? Nel mentre le famiglie continuano portare i loro defunti in crematori distanti, con costi decisamente alti), per ricordare i miei/nostri cari e per rivendicare, come famigliare, quel ruolo che la giustizia dovrebbe riconoscermi/ci e per far comprendere a quelli che ci hanno fatto del male, oltretutto senza mai chiedere perdono che mai dimenticheremo e allenteremo la nostra attenzione su di loro.

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