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Tullio Vidoni ricordato dai compagni di cordata

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Tullio Vidoni ricordato come «amico di tutti e sempre disponibile». Nacque in Friuli, poi si trasferì a Bettole

Tullio Vidoni ricordato al centro sociale

La sottosezione Cai di Borgosesia ha ricordato ancora una volta Tullio Vidoni. Al centro sociale di via Giordano, l’altra sera, dopo gli interventi del reggente della sottosezione Silvio Aprile che lo ha ricordato come «amico di tutti e sempre disponibile» e della presidente della sezione di Varallo Susanna Zaninetti, che lo ha chiamato in causa «come “colpevole” per la sua scelta di andare in montagna», la serata è stata coordinata da Carlo Raiteri, vicepresidente della sezione varallese e amico di Vidoni.

Il resoconto della serata

Di seguito il resoconto del Cai cittadino. Raiteri ha ricordato la vita del friulano, trasferitosi in giovane età a Bettole di Borgosesia, sotto gli occhi di don Luigi, negli scout da poco fondati. Nel suo intervento Danilo Saettone si è soffermato sul suo primo incontro con Vidoni che, all’appuntamento per la prima scalata per l’esame di ammissione, rimase addormentato: così si presentò al primo incontro per la salita al Gran Paradiso dove dimostrò tutta la sua volontà e capacità. Saettone ha rievocato anche la prime ascensioni al Bernina e al Monte Bianco, ma in modo particolare le extraeuropee.

Le testimonianze

L’amico Silvio Peroni lo ricorda compagno alle elementari con il fratello Tonino: due scalmanati nella corsa. La guida alpina e scrittore Alberto Paleari ha trascorso con Vidoni, nel 1982, dieci giorni come gestori del rifugio Margherita: lì ha potuto condividere vita organizzativa e pratica in cui emergevano le capacità e il carattere da “bravo ragazzo”. Con Martino Moretti, l’alpinista ha compiuto innumerevoli salite, soprattutto extraeuropee. Martino lo ripensa come “una forza della natura”. Ed è anche quello che emerge dagli scritti che Gianni Calcagno ha lasciato in “Spedizione Uno di Quota 8000” del 1986, in occasione della salita al K2 e al Broad Peak. Tullio, dice Martino, era un amante della montagna e la amava in tutte le sue sfaccettature. La testimonianza di Renato Mingol è quella di un amico che ha conosciuto Tullio solo negli ultimi anni, dal 1984; non era mai andato in montagna, ma Tullio “faceva diventare facili le cose difficili”, e da allora la montagna lo ha conquistato, portandolo al rifugio Margherita, alla Cresta del Soldato, e in Pakistan». Domenica un gruppo di amici e soci Cai ha partecipato alla messa nella chiesa parrocchiale di Rima, celebrata da don Luigi.

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