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Tutti assolti per la morte di Matilda: un processo diviso in due che è finito nel nulla

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Tutti assolti per la morte di Matilda: a distanza di 16 anni la morte della bimba rimane avvolta nel mistero.

Tutti assolti per la morte di Matilda

Aveva solo 22 mesi Matilda quando morì: secondo le indagini, aveva ricevuto un forte colpo alla schiena che le ha causato delle lesioni interne. Ci sono anche faldoni di carte e di prove che non hanno portato a far luce su quanto avvenuto a Roasio. A distanza di 16 anni non si sa ancora cosa sia successo nella villetta il 2 luglio 2005. Elena Romani, la mamma della piccola, è stata assolta in ogni grado, l’ex compagno Antonio Cangialosi, in casa nel momento della tragedia, ha ricevuto la conferma della sua assoluzione anche da parte della Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dalla donna. L’iter giudiziario di fatto si è concluso, nuove prove non ci sono sul tavolo e l’omicidio rimarrà senza un colpevole.

“Giustizia negata”

Giustizia non è stata fatta. Venerdì quando è arrivata dalla Corte di Cassazione la sentenza di rigetto sul ricorso contro Antonio Cangialosi, gli avvocati della Romani hanno parlato di giustizia negata.
«Resta l’amarezza per non aver dato giustizia a Matilda – sottolinea l’avvocato Roberto Scheda legale insieme al collega Tiberio Massironi di Elena Romani – Resta un caso di giustizia negata, dove nessuno è responsabile della sua morte. Ora la scienza ci spieghi quelle lesioni al fegato, ai reni e a una costola. Sedici anni dopo non c’è stata giustizia». Lacrime per la donna che ha dichiarato: «Non sono riuscita a dare giustizia a mia figlia».
Qualcosa di certo non ha funzionato. «Se non esistono prove contro l’imputato è anche per colpa di indagini non sufficientemente aperte nella ricerca di ulteriori elementi nei confronti di entrambi», scrissero i giudici della Corte d’Appello di Torino che dichiararono l’innocenza di Antonio Cangialosi.

A processo

L’avvocato Sandro Delmastro, che da subito si interessò al caso seguendo Cangialosi, più volte sottolineò come l’errore fu quello di non mandare a processo entrambe le persone presenti in quella villetta quel tragico 2 luglio. Nel contraddittorio il processo sarebbe stato diverso e avrebbe portato ad altri elementi.
L’omicidio di Matilda è una storia senza fine. Elena Romani si ritrovò in carcere dopo pochi giorni con l’accusa di aver ucciso sua figlia. Nemmeno si sapeva che la piccina – nata il 22 agosto 2003 dal matrimonio con l’imprenditore di onoranze funebri Simone Borin – non fosse morta per cause naturali. Il lavoro svolto dagli avvocati Massironi e Scheda è stato imponente.

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