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Varallo, don Roberto è tornato dal Bangladesh

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«Le persone lavorano e tutta la terra è coltivata, ma non mancano casi di sfruttamento e i salari sono bassi»

Si è appena concluso il viaggio di don Roberto Collarini in Bangladesh. Dopo la sua decennale esperienza in Ciad, il prevosto di Varallo ha visitato l’Asia per la prima volta in compagnia dell’ex presidente del Gruppo Bangladesh Giorgio Brunetti, di Anna Deagostini e del fotografo Alessandro Dealberto. «Una scoperta positiva e toccante per tutti – racconta don Roberto, di ritorno dopo dodici giorni -. L’accoglienza da parte di un’umanità ricca e gioiosa, nonostante la povertà, è stata formidabile».

Sorprendente la situazione del Paese: «Ci si aspetterebbe una realtà allo sbando, invece le persone lavorano e tutta la terra è coltivata – continua il prevosto -. Non mancano tuttavia casi di sfruttamento e i salari sono bassi, così come il costo della vita». Tutto tranquillo a livello di sicurezza, dopo gli attentati dei mesi scorsi: «I colpevoli sono stati arrestati, la polizia ha l’ordine di essere molto vigile – dice il parroco di Varallo -. La situazione non è pericolosa per la popolazione più di quanto lo sia ora a Parigi, ad esempio, ma da turisti servono precauzioni: si consigliano gruppi poco numerosi, accompagnati da una scorta».

Il Bangladesh è una realtà in evoluzione, guarda al futuro e le scuole missionarie lo dimostrano. «Si cerca di fornire ai giovani, tutti molto motivati, alfabetizzazione e competenze professionali, tecniche e artigianali – spiega don Roberto -. La scuola di Dinajpur, fondata da Varallo oltre 50 anni fa, è moderna e ben attrezzata, ma si può sempre migliorare. Per questo ci rimetteremo subito al lavoro».

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