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Varallo raccolti 10mila euro per la Casa sociale di Morca distrutta dall’alluvione
Varallo raccolti 10mila euro per la Casa sociale di Morca, ma il percorso è ancora lungo per la ricostruzione.
Varallo raccolti 10mila euro
Al via l’iniziativa solidale a favore della Casa Sociale di Morca, pesantemente danneggiata dall’alluvione dello scorso ottobre. Qualche fondo è già stato raccolto e il Comune si è dichiarato disponibile a intervenire coprendo una parte delle spese, ma la strada da fare per arrivare alla somma necessaria è ancora lunga. I danni sono ingenti e l’importo stimato per la ricostruzione si aggira intorno ai 60mila euro.
«Bisogna rifare la soletta tra la cantina e la sala da pranzo, metà della quale è stata spazzata via dalla piena del fiume, così come uno dei muri esterni dell’edificio in sasso – spiega Piera Baladda, presidente dell’associazione Casa Sociale -. I bagni non ci sono più e bisogna intervenire sugli interni. Tra impianti elettrici e scarichi non siamo ancora riusciti a quantificare quanti soldi serviranno, oltre ai 50mila o 60mila euro già necessari per rimettere in piedi la struttura. Dobbiamo, inoltre, tenere conto degli imprevisti che sono sempre dietro l’angolo quando si affrontano imprese del genere».
Paniccia solidale
Le valutazioni da parte dei tecnici, del geologo e dell’ingegnere, sono già cominciate e sono stati presi i primi contatti con la ditta che si occuperà dei lavori. Nel giorno del Martedì Grasso, intanto, è stata ufficialmente lanciata la campagna della “Paniccia solidale” per raccogliere fondi per la ricostruzione. Organizzata dal Comitato Carnevale di Varallo e da quindici comitati rionali e frazionali, l’iniziativa invita la popolazione a compiere un gesto di solidarietà nei confronti della comunità di Morca, colpita, come molte altre frazioni, dalla calamità naturale di ottobre 2020. A rispondere all’appello è stato anche il Comune, che ha ribadito il suo impegno ad aiutare economicamente nell’impresa: «Avevamo già dato la nostra disponibilità durante una prima riunione in municipio con l’associazione che gestisce la Casa Sociale e aggiungeremo la parte mancante dei soldi necessari a portare a termine l’opera», conferma il primo cittadino Eraldo Botta.
Il contributo locale
Nel frattempo, anche la Casa Sociale si è attivata per salvare la propria sede: «Abbiamo invitato i nostri soci, gli abitanti del paese e i villeggianti a darci una mano, ciascuno secondo le proprie disponibilità e volontà, con una donazione sul nostro conto corrente – continua Baladda -. Qualcosa abbiamo già ricevuto, persino dalla Francia e da persone originarie della frazione. Siamo arrivati quasi a 10mila euro, ma ne servono ancora molti. Confidiamo nell’aiuto dell’amministrazione anche per quanto riguarda la parte burocratica e dei permessi e ci aspettiamo che il Comune, una volta ottenuta l’autorizzazione dai geologi della Regione, realizzi la scogliera dietro la casa, perché senza quella ogni altro intervento sarebbe inutile».
Con la piena, infatti, l’acqua si è infiltrata nel posteggio comunale e ha trascinato sassi e detriti contro l’edificio, facendolo crollare. «Bisogna realizzare una base di cemento armato e mettere in sicurezza tutto il terreno circostante. Ora stiamo aspettando che una grossa ruspa liberi il passaggio, in modo da poter entrare nella casa e iniziare a lavorare – dice la presidente dell’associazione -. Per vedere l’opera ultimata ci vorrà un po’ di tempo, ma sono positiva».
La storia
Ad aggravare la situazione, poi, c’è la pandemia mondiale in corso. «Se non ci fosse il covid, potremmo organizzare qualche festa per raccogliere fondi, ma purtroppo è tutto bloccato – fa presente Baladda -. Con il carnevale, ad esempio, siamo sempre riusciti a racimolare qualche soldo, utilizzato poi per lavori di manutenzione o per aiutare gli altri. Siamo un’associazione senza scopo di lucro e abbiamo sempre speso tutto per iniziative utili al paese».
Costruita nel 1902, la Casa Sociale di Morca è un punto di riferimento importante per la comunità: «I nostri bisnonni erano emigranti in Francia e in Svizzera, ma in inverno, quando non si poteva lavorare, tornavano qui e si ritrovavano tutti insieme. Tra loro c’erano diverse maestranze, scalpellini, muratori, e ognuno fece la sua parte per costruire questa casa per il paese, per avere un luogo in cui incontrarsi – racconta Piera Baladda -. Oggi, nel salone si tengono manifestazioni, riunioni, mostre, eventi, piccole rappresentazioni teatrali. È la casa di tutti e vogliamo tenerla in piedi».
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