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Varallo ripulisce la chiesa di San Pantaleone. Le foto dei lavori
Varallo ripulisce la chiesa di San Pantaleone: un lavoro di gruppo organizzato anche sul web.
Varallo ripulisce la chiesa
Lavoro di squadra a Varallo per la chiesa di San Pantaleone. Su invito del vice sindaco Pietro Bondetti, un nutrito gruppo di volontari sabato di buon’ora si è ritrovato all’antica chiesetta per la pulizia perimetrale della struttura dagli arbusti e dalle piante pericolanti. A partecipare i volontari del gruppo Aib di Varallo e anche gli iscritti al gruppo Facebook “Pro ricostruzione chiesetta di san Pantaleone” che ha superato i 180 membri.
«Quello di recuperare questo storico oratorio è un progetto di difficile realizzazione – dice Ferruccio Baravelli fondatore del gruppo social – ma non voglio lasciare nulla di intentato. Questo luogo è intimamente legato a molti varallesi e non può essere abbandonato come è ora. Anche il vice sindaco Pietro Bondetti ha intuito come alcune piante intorno all’edificio stavano per dare il colpo di grazia al tetto e quindi a tutta la struttura. Mi è sembrato giusto raccogliere il suo invito, raggruppando il gruppo Facebook, perché ognuno facesse la sua parte in questa operazione di salvataggio».
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La proprietà
Soddisfatto del lavoro svolto anche l’amministrazione: «Desidero ringraziare tutti coloro che sono intervenuti – dichiara Bondetti – tra cui molte volenterose signore. Ora e dopo le ultime rivelazioni interverremo come amministrazione per chiarire l’appartenenza di questa struttura. È una questione determinante, perché se fosse confermata la pubblica proprietà tutto l’iter legato agli interventi di recupero dell’oratorio sarebbe più concretamente realizzabile. Sicuramente l’operazione salvataggio di oggi era indispensabile per evitare che alcune piante con la neve e le intemperie potessero causare il crollo totale dell’edificio ma ancor più perché ora, dopo questa bella pulizia, l’area perimetrale consente a tutto l’edificio di respirare ricevendo i raggi del sole e il giusto calore».
Bondetti ha incontrato nel corso dell’operazione anche l’architetto Andrea Torri, che si sta impegnando come tecnico e volontario al recupero della struttura, proprio per parlare dei delicati aspetti burocratico amministrativi di questo progetto.
Il progetto
«Vi è la disponibilità di alcuni facoltosi privati a intervenire per il recupero di quest’area – conclude Baravelli – ma non può essere sufficiente senza l’intervento di Fondazioni ed Enti pubblici, ecco perché è determinante chiarire l’appartenenza di questo edificio che dal 1953 è passato, documenti alla mano, a strutture pubbliche e non è più proprietà privata. Certo i tempi non sono i migliori per portare avanti un progetto così delicato ma sono abituato a non disperare e a contare molto sul legame dei varallesi alla loro terra e alle loro tradizioni. Per ora l’obbiettivo è quello di recuperare almeno il tetto ed evitare il crollo totale dell’edificio e comunque a breve servirà ancora un intervento come quello odierno».
La posizione
L’edificio sorge in una zona che nei secoli scorsi era molto trafficata: «Non è un caso – dice Cristina Tosi, una delle volontarie – che questo oratorio fosse stato costruito qui. Questa era una delle vie principali di accesso per e dalla Val Mastallone in epoca seicentesca, quando di qui passavano uomini e animali e imperversava la peste. Come non è un caso che fosse dedicato al medico e guaritore San Pantaleone, per chiederne la protezione contro i mali e in particolare contro la peste».
È dunque forse il caso di interrogarsi sullo stato attuale di questo edificio. Su quanto si ha ancora bisogno di tali protezioni, della necessità di conservare questo luogo simbolico realizzato dagli avi, per scongiurare anche questa nuova peste.
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