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«Vicenda Country Hospital, oggi gli equilibri di bilancio contano di più della salute»

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Ex sindacalista accusa la politica locale: «Immobili mentre spariscono i servizi sul territorio»

Da Luigi Trabaldo Lena, triverese, ex dirigente sindacale e responsabile Spi Cgil riceviamo e pubblichiamo una riflessione sul Country Hospitale di Varallo e la sanità locale in generale.

«Viene da chiedersi se il bene più prezioso di una collettività, cioè la salute, è o non è all’ordine del giorno degli amministratori locali; salvo quelli come il sindaco di Varallo, che si prodiga per tenere in valle un servizio molto utile qual è il Country Hospital. Si fatica a capire come sia possibile che servizi così strategici non allarmino i nostri rappresentanti locali nel momento in cui vengono tolti in nome di un “bene supremo” qual’è diventato il bilancio economico dell’ente Regione. Il bilancio vale di più della salute? Se pensano di sì, lo dicano con chiarezza! Noi parteggiamo per il bene delle persone.

Non ci sentivamo dei pellegrini quando sostenevamo la politica del decentramento come cardine del piano sanitario con l’ex giunta regionale di Mercedes Bresso: lì c’erano dei valori con la “V” maiuscola e uno di questi era appunto il decentramento. L’attuale segretario del Pd provinciale, Gian Paolo De Dominici, all’epoca era presidente della Comunità montana Valsesia. Il 25 ottobre 2006, in accordo col Sindacato pensionati Cgil, d’intesa con l’assessore regionale Valpreda e alla presenza del direttore dell’Asl Vercelli e del sindaco di Varallo Gianluca Buonanno, si tenne un convegno sulla “Casa della salute”. Il progetto illustrato dal dottor Bruno Benigni, ex assessore alla sanità toscana e responsabile del dipartimento politiche sociali dello Spi Cgil, dava concretezza al quesito del convegno: “Una risposta concreta ai bisogni di salute della popolazione valsesiana”.
Ora non mi risulta che quei bisogni siano diminuiti o ridotti al minimo: tutt’altro. Quindi la coerenza dell’ex presidente della Comunità montana è andata a farsi benedire, quando sostiene che accentrare i servizi è meglio.

In questi giorni si poteva leggere il problema sollevato dal sindacato dei medici specialisti ambulatoriali: entro il 2027 ben 8mila ambulatori spariranno a seguito del venir meno di circa 55mila specialisti che le scuole di formazione non riusciranno a rimpiazzare. E qui si evidenziano le scelte sbagliate di questo governo. Di “Casa della salute” e quindi di decentramento sanitario ne parlò anche l’allora direttore generale di Biella dottor Brusori. In una intervista a “La Stampa” disse che a Trivero la “Casa della salute” c’è già. Diciamo che all’epoca poteva essere, quello che c’era, un avvio del progetto “Casa della salute”, che per inciso era parte integrante del Piano sanitario regionale, vale a dire l’atto che qualifica politicamente una compagine di governo.

Da allora i politici locali poco hanno fatto per far valere questi fondamentali principi: decentramento dei servizi e benessere dei cittadini. I vincoli di bilancio sono diventati il primo obiettivo, non più le persone. Ora c’è da chiedersi cosa aspettano amministratori e politici locali a porre all’ordine del giorno questi capisaldi della democrazia. L’erogazione di servizi utilizzabili e alla portata dei cittadini, uniformi sul territorio, è il dato che dà sostanza ai diritti di cittadinanza. Altro è prerogativa di sudditanza al potere politico, dove il cittadino non conta più nulla. Contro questa deriva oggi bisogna mobilitarsi. Formare dei coordinamenti tra sindaci politici locali e cittadini per far sentire la nostra voce».

Luigi Trabaldo Lena

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