Alagna, don Carlo Elgo ricorda la sorella Laura

Era molto appassionata di montagna e sci di fondo

Profondo e unanime cordoglio ha suscitato la morte di Laura Elgo, morta qualche giorno fa a 86 anni. Originaria di Borgosesia (la sua famiglia abitava a Sassola), si era trasferita in alta valle, dopo la pensione, per seguire il fratello don Carlo Elgo e dargli una mano nelle parrocchie in cui è stato chiamato come sacerdote. Fino a quando ha vissuto a Borgosesia ha lavorato alla Samit: qui è rimasta per 36 anni. Poi il trasloco in alta valle: don Carlo ha prima seguito le parrocchie di Rima San Giuseppe, Rimasco, Carcoforo e Ferrate, poi è stato trasferito ad Alagna, dove è sacerdote ancora oggi.

E la destinazione non poteva essere migliore per due fratelli legati da una grande passione, quella per la montagna. Don Carlo e la sorella Laura hanno iniziato a camminare insieme e al trekking la sorella univa lo sci di fondo. Iscritta al Cai da una vita, era una grande camminatrice: «Ha raggiunto la capanna Margherita sette volte – ricorda commosso don Carlo -. Una di queste salite è entrata negli annali della montagna: Laura ha infatti partecipato a un’iniziativa del giornalista e alpinista Fulvio Campiotti, che all’inizio degli anni ‘60 aveva promosso l’arrivo alla Margherita di 100 donne. La montagna era il grande amore di mia sorella Laura, una donna che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e ad aiutare gli altri».

Accanto a don Carlo, Laura Elgo si occupava della manutenzione delle chiese e delle cappelle, era anche stata nominata priora della chiesetta del Col d’Olen, un riconoscimento di cui andava orgogliosa. «Mia sorella si è consumata dal gran lavoro – dice ancora don Carlo -, non ricordo si sia mai fermata un attimo. Puliva e sistemava le chiese, aiutava nel catechismo, in passato andava persino a pulire i locali dell’isola di San Giulio utilizzati dalle suore. E quando le avanzava del tempo libero saliva sulle sue amate montagne. Aveva un bel carattere, era amica di tutti e se poteva farti un piacere stai certo che non si tirava indietro».

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