Cronaca
Ghemme, lo stalliere omicida potrebbe rischiare l’ergastolo
L’uomo aveva sgozzato la sua convivente. Il processo si celebrerà a gennaio.
Potrebbe profilarsi la pena dell’ergastolo per Eugen Fanel Cimpeanu, 32 anni, lo stalliere di origine romena che il 7 ottobre 2016 ha sgozzato la convivente ucraina Olga Shugai, di 35. Il processo è stato fissato il 25 gennaio con rito abbreviato. L’uomo aveva confessato l’omicidio volontario, ma l’accusa ha riconosciuto le aggravanti derivate da maltrattamenti in famiglia. Da alcune testimonianze infatti sono emersi episodi passati di violenze casalinghe, sulla compagna che ha poi ucciso ma anche su precedenti conviventi.
La coppia, già residente in Valsesia, da tre mesi era ospitata nella dépendance del maneggio “Equi 2000” di via per Carpignano a Ghemme, dove Cimpeanu lavorava in prova.
Ai carabinieri, e poi negli interrogatori davanti ai magistrati, ha detto di essersi arrabbiato molto perché la compagna continuava a rimproverarlo per la mancanza di lavoro e perché in casa c’erano pochi soldi, e minacciava di andarsene. Ha precisato tuttavia di non averla mai picchiata.
La sera dei fatti lei gli avrebbe tirato un calcio, innescando il raptus fatale. Lui, che stava andando a fare la doccia, è andato su tutte le furie: è entrato in cucina a prendere un coltello lungo una quindicina di centimetri e ha ucciso la donna premendo la lama con forza, probabilmente più volte, sulla sua gola. Olga Shugai è morta in pochissimi istanti, probabilmente senza nemmeno rendersi conto di quello che succedeva. Lo stesso Cimpeanu ha poi chiamato il 112 aspettando i carabinieri in ginocchio e ancora sporco di sangue.
Nessun dubbio sulla ricostruzione dei fatti, tant’è che il pm Ciro Caramore aveva chiesto il giudizio immediato in Corte d’Assise. La difesa condotta dall’avvocato Fabrizio Cardinali ha giocato la carta del rito alternativo, per ottenere lo sconto di un terzo previsto per l’abbreviato. In teoria, tuttavia, lo stalliere romeno rischia ugualmente il carcere a vita, perché l’omicidio aggravato dai maltrattamenti, senza concessioni di attenuanti, prevede comunque la pena dell’ergastolo.
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