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Cronaca

Padre uccide figlio a coltellate, poi tenta il suicidio

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Omicidio nell’Astigiano, a Canelli: padre uccide il figlio in casa e poi tenta il suicidio. “Lui è tutta la mia vita. Voglio che torni”.

Padre uccide figlio a coltellate, poi tenta il suicidio

Piero Pesce ha tentato il suicidio dopo aver accoltellato il figlio nell’appartamento in cui vivevano. Emerge dall’udienza di convalida di oggi in cui ha spiegato che la depressione di Valerio lo spaventava.

Piero Pesce temeva che le crisi depressive del figlio Valerio, 28 anni  avrebbero trascinato lui e il ragazzo in un calvario simile a quella che avevano già vissuto sette anni fa quando era mancata Daniela, la moglie di Piero e mamma di Valerio, dopo una lunga malattia.

Dopo aver ucciso il figlio mercoledì mattina, nel suo appartamento di Canelli, nell’Astigiano, ha cercato di togliersi la vita: per questa ragione sono passate quasi due ore dal delitto al momento in cui l’uomo si è costituito ai carabinieri.

Questa mattina si è presentato davanti al gip, per l’udienza di convalida, con le braccia fasciate dalle medicazioni. Assistito dagli avvocati Giovanna Balestrino e Giada Bocellari è rimasto in silenzio perché il Gip ha ritenuto sufficiente ed esauriente la lunga confessione che l’uomo ha reso subito dopo l’omicidio quando ha chiamato i carabinieri e si è costituito.

Ricoverato in Psichiatria

Ora si trova ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Asti. I legali hanno chiesto che sia applicata nei suoi confronti una misura cautelare adeguata al suo stato psicofisico che, sostengono, non sarebbe compatibile con la detenzione in carcere.

Salvaguardare la memoria del figlio

«Pesce vuole in ogni modo che la memoria del figlio sia salvaguardata, era un bravissimo ragazzo», ha spiegato l’avvocato Balestrino. Valerio non stava bene, soffriva di depressione, «esaurimento nervoso», aveva detto il padre a qualche conoscente. Dal 9 novembre la tabaccheria che aveva acquistato ad Alba con il sostegno della famiglia era chiusa proprio per i suoi problemi di salute.

Era stato un grosso investimento economico e il padre – che da qualche tempo cercava di aiutare il ragazzo per tenere i conti in ordine – temeva che la chiusura prolungata avrebbe aggravato la situazione economica. Domenica Valerio era tornato a vivere a casa del padre a Canelli. «Era molto preoccupato per lo stato di salute del figlio», conferma il legale.

“Lui è tutta la mia vita. Voglio che torni”

Negli ultimi due mesi Piero aveva perso quasi 30 chili, a causa – ha spiegato ai carabinieri – di queste preoccupazioni. Fatica a rendersi conto del suo gesto: «È tutta la ma vita. Voglio che mio figlio torni, ha tutta la vita davanti e abbiamo tante cose da fare insieme», ripete in questi giorni. Dopo la morte della moglie, anni fa, la famiglia aveva vissuto anche la perdita del nonno materno la scorsa estate, un nuovo lutto che aveva riacceso il dolore di tanti anni prima.

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