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Cronaca

Sepolta con il marito aguzzino: colletta per trovarle un’altra tomba

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Sepolta con il marito accusato di averla uccisa: colletta per trovarle un’altra tomba.  E ora la decisione di seppellire l’uomo nella stessa tomba dove riposa la donna sta suscitando un vespaio di polemiche. Tanto che le amiche hanno dato vita a una raccolta fondi per trovare ad Alessandra una sepoltura lontana dall’ex compagno.

Sepolta con il marito accusato di averla uccisa

Come riporta Prima News Alessandra era morta durante la corsa in ospedale a seguito delle botte ricevute da Di Donna. A stroncarla era stato un malore. Per la Procura dovuto alla violenza subita. Non la prima, dato che le indagini avevano portato a scoprire che episodi simili si erano già verificati, circostanza ammessa anche dal marito, che davanti al giudice per le indagini preliminari aveva raccontato di aver colpito con una schiaffo la moglie, senza intenzione di ucciderla.

Alessandra però era deceduta e dodici giorni più tardi Davide era stato arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Era poi stato messo ai domiciliari a Sant’Antonio. E in quella casa il 9 dicembre 2020 si era tolto la vita.

Alessandra è stata sepolta nel cimitero di Monteobizzo. Ma ora, con il decesso del marito, l’incredibile beffa: il loculo è stato riaperto e le ceneri dell’uomo sono state poste accanto a quelle della moglie. Ma non è finita qui. Sulla tomba è stato affisso anche un cartello con la scritta “In noi… i vostri splendidi sorrisi. Sempre e per sempre”. Un’epigrafe che suona davvero come una tragica beffa.

 La reazione

La situazione è emersa proprio in questi giorni in cui si celebra la commemorazione dei defunti. Alcuni parenti, arrivati al cimitero, hanno notato la sepoltura comune e il cartello, che hanno suscitato grande indignazione (insieme al fatto che la tomba della donna ancora non ha una lapide vera e propria).

E così le amiche di Alessandra e alcuni parenti hanno lanciato una raccolta fondi in paese per dare alla donna una degna sepoltura. Magari separata da quella dell’uomo accusato di averla uccisa.

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