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Cronaca

Un figlio disabile e una figlia disoccupata: il grido d’aiuto di una quaronese

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La donna vive con la pensione d’invalidità del figlio e la sua minima: troppo poco per arrivare a fine mese

Con un figlio disabile al cento per cento e una figlia senza lavoro ormai da sette anni, Salvatrice Scartarelli di Quarona, non sa più come fare per tirare avanti.
«Non avrei problemi nemmeno ad andare in televisione se servisse a qualcosa – dice la donna -. Anzi, ho anche già scritto alla trasmissione “Quinta colonna” e spero di venir contatta dalla redazione».

Alcuni anni fa il figlio della quaronese è stato ricoverato in due strutture sanitarie, a Borgo d’Ale e a Vercelli «ma anzichè migliorare la sue condizioni sono peggiorate. E’ invalido totale e riceviamo una pensione di circa 800 euro. Ma in questa somma devono rientrare tutte le medicine che prende e le visite mediche a cui si sottopone, perciò non rimane un granchè. Io prendo appena 500 euro: una volta pagato l’affitto rimango con le briciole. Non mi vergogno di dire che mi rivolgo alla Caritas per avere la borsa alimentare».

Fino a sette anni fa la figlia della donna si guadagnava da vivere lavorando per un’impresa di pulizia. Poi però è stata sottoposta a tre interventi chirurgici, e ha perso il lavoro. Da allora, anche a causa di quel ginocchio che non è più tornato come prima, non è più riuscita a trovare un’occupazione.

«Il mio desiderio più grande sarebbe che mia figlia potesse tornare a lavorare, così da portare a casa uno stipendio in più – dice ancora Scartarelli -. Andrebbe bene qualsiasi lavoro, l’importante è che non debba stare in piedi troppo a lungo, perchè le sue condizioni di salute non lo consentono». Oltre a un lavoro per la figlia, però, la donna chiede anche aiuto alle istituzioni.

«Ci siamo rivolti al Comune e all’Unione montana, che gestisce i servizi sociali, ma la situazione non è cambiata – conclude la donna -. Avrei tutte le carte in tavola per vedermi assegnata una casa popolare, ma a Quarona non c’è disponibilità. Abbiamo bisogno di un aiuto economico per andare avanti, per pagare le bollette e per comprare da mangiare, da soli non ce la facciamo. A costo di sembrare noiosa mi sto rivolgendo spesso e volentieri agli assistenti sociali in cerca di supporto, sarei io la prima a non farlo se non ne avessi la necessità. Ci sentiamo umiliati e frustrati, abbiamo veramente bisogno di qualcuno che ci aiuti».

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