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Cultura e turismo

A Guardabosone presentato il film documentario Even 1943

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Un film d’impegno che parla delll’olocausto sul lago Maggiore

Nel salone parrocchiale di Guardabosone, messo a disposizione dal Parroco, Don Alberto Albertazzi, per iniziativa dell’associazione culturale Bosone di X, è stato proiettato: Even 1943. Olocausto sul Lago Maggiore, documentario di Lorenzo Camocardi e Gianmaria Ottolini. L’iniziativa delle proiezioni cinematografiche è nata con l’obiettivo di raccogliere fondi per restaurare le porte del salone. Monika Crha, Presidente dell’Associazione, ha aperto l’incontro segnalando che nella prossima stagione l’AIACE metterà a disposizione sette film: sarà un’ottima occasione per vedere o rivedere pellicole interessanti.

L’ospite della serata, Baruch Lampronti, “un ebreo italiano”, rispondendo ad una domanda della Presidente, ha cercato di illustrare l’ebraismo. Naturalmente il concetto è molto complesso e quindi ha dovuto sintetizzare: “La Thorà, la legge, ha valore morale e disciplina nel quotidiano l’agire del popolo ebraico, che nonostante la diaspora ha mantenuto un’identità nazionale”. Baruch Lampronti ha spiegato perché gli ebrei utilizzino un pietra per indicare la visita alle loro sepolture: “Storicamente nelle regioni desertiche le pietre contrassegnavano le sepolture, successivamente alcuni ebrei attribuirono secondari valori simbolici: la pietra non deperisce, oppure il termine even, che indica la pietra, è una crasi tra Av e Ben, Padre e Figlio e racchiude un’allusione alla continuità”. Il film, intitolato proprio Even, pietra, non racconta l’ebraismo, ma concentra l’attenzione sul massacro di cinquantasette ebrei in varie località del Lago Maggiore, avvenuto durante la Shoà. Il regista ricostruisce le vicende di quelle persone, che costituivano spesso una élite di cultura e di censo, attraverso i racconti e le testimonianze di coloro che li conobbero, o che deposero, nel 1955, al processo contro gli assassini.

Nel dibattito sono state poste molte domande a Baruch Lampronti, che ha risposto con chiarezza e in modo esauriente, ricordando come erano nati i ghetti, ma sottolineando che in Italia non esistevano più al tempo della seconda Guerra Mondiale, essendo stati progressivamente aboliti e i cancelli demoliti nel XIX secoldo, seguendo gli ideali della Rivoluzione francese e, più tardi, quelli del Risorgimento. Quello di Roma fu l’ultimo ghetto a venire abolito in Italia, nel 1870.

“Esistono mille modi per declinare la propria vita ebraica e le moderne tecnologie non sono affatto vietate, purché le si usi nel rispetto di tutti”,  l’ironia sottile diventa un modo di prendere in giro se stessi, così il relatore sorridendo ha concluso con: “Due ebrei, tre opinioni”.

Piera Mazzone

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