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Cultura e turismo

La necropoli di Gattinara era grandissima: si cercano altre 240 tombe

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Risalgono all’epoca golasecchiana, tra il quinto e il sesto secolo avanti Cristo

La necropoli scoperta a Gattinara, tra Madonna di Rado e l’area di san Sebastiano, potrebbe essere molto più estesa del previsto. Si ipotizza la presenza di circa 240 tombe di epoca golasecchiana (V e metà del IV secolo avanti Cristo). Se le ipotesi saranno confermate si parla di qualcosa come 240 tombe. Gattinara avrebbe così uno dei siti più imponenti di questa cultura, fornendo una nuova chiave di lettura per la civiltà che tra il IX e il IV secolo avanti Cristo fiorì tra Lombardia e Piemonte, nella regione del Lago Maggiore e quella comasca.

Una scoperta, quella delle tombe dell’età del ferro, che stranamente è non è stata divulgata sul territorio dalla Soprintendenza che ha diretto gli scavi; tanto che la notizia è diventata di pubblico dominio solo qualche giorno fa, dopo l’esposizione di alcuni reperti alla mostra “Prima del bottone. Accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità”, aperta a giugno al Museo di Antichità di Torino e che purtroppo chiuderà domenica 15 novembre. Nessuno poi ha comunicato ufficialmente che a Torino sono esposti i reperti gattinaresi. Così sia il sindaco Daniele Baglione, che l’assessore alla Cultura, Luisa Cerri, tra l’altro laureata proprio in archeologia, sono caduti dalle nuvole.

«Dal sito sta emergendo una realtà importante», commenta Fulvio Caligaris, che insieme a Gianni Brugo e a Gianni Delsignore, facenti parte dell’associazione Culturale “Cardinal Mercurino” hanno visitato la mostra torinese. Sono i tre appassionati di storia e cultura che hanno divulgato la notizia e le immagini della bacheca dedicata ai ritrovamenti gattinaresi. Nella mostra sono visibili alcuni elementi, prevalentemente in bronzo, dei corredi funerari costituti da fibule, diversi monili, come bracciali, orecchini e ferma trecce, prevalentemente in bronzo e alcuni vasi.

«Si sapeva che la Soprintendenza stava scavando a Gattinara – dice Caligaris – ma pensavamo che i risultati della campagna venissero comunicati al territorio; o perlomeno che vi fosse una comunicazione più attenta sull’esposizione in corso a Torino. Questi ritrovamenti sono un’occasione per tutto il territorio; come Culturale ci piacerebbe approfondire il discorso, magari con uno o più incontri. Per questo nei prossimi giorni contatteremo la Soprintendenza».

Anche l’amministrazione comunale si sta muovendo in questo senso, chiedendo, oltre alle informazioni sul ritrovamento, che venga organizzata una mostra nella città del vino.

Gli scavi sono stati avviati lo scorso anno dalla Soprintendenza grazie al sostegno di Snam Rete Gas: sono stati infatti i lavori per la costruzione del metanodotto tra Vercelli e Romagnano che hanno permesso la scoperta dell’estesa e sconosciuta necropoli.

Ora le operazioni proseguono, interessando un’area molto vasta, e oltre ai reperti in esposizione a Torino, vi sono ancora moltissimi oggetti in fase di studio. «L’area della necropoli – prosegue Caligaris – occupa parte della zona dove intorno all’anno 1000, 1100 dopo Cristo, prima della fondazione di Gattinara, nel 1242 come Brogo franco, sorgeva il Castrum Radi, uno dei villaggi poi confluiti nel centro più grande. I resti murari che affiorano dal terreno risalgono a quest’epoca».

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