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Economia e scuola

Crisi Livanova, la protesta continua

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Crisi Livanova a Saluggia. La protesta dei lavoratori continua.

Crisi Livanova

“È un giorno di rabbia per i lavoratori Livanova di Saluggia: l’azienda canadese ha deciso di centralizzare a Vancouver la produzione delle valvole biologiche con il conseguente licenziamento di 83 dipendenti. Una decisione che è piombata sui lavoratori all’improvviso senza che siano state prese in considerazioni altre soluzioni, senza dialogo con il territorio”. Così Roberto Rosso, assessore regionale ai Diritti civili, commenta le ripercussioni sul personale della riorganizzazione dell’azienda, partecipando insieme con il consigliere Gianluca Gavazza, alla protesta che questa mattina si è svolta davanti ai cancelli dello stabilimento di Saluggia. “È un’altra brutta notizia per la situazione occupazionale del vercellese, in cui le realtà produttive si spengono una dopo l’altra. Un altro colpo – spiega – che un’azienda straniera ci infligge subentrando in una realtà economica italiana preesistente. In questo caso, con la fusione del 2015 Livanova ha incorporato la Sorin, che a Saluggia è nata nel 1956”. A preoccupare l’assessore inoltre è il possibile effetto domino, “perché se chiude un ramo aziendale che funziona per essere centralizzato in Canada, nonostante le qualificate maestranze locali, veri artigiani delle valvole cardiache, è lecito pensare che un domani potranno esserci altri ridimensionamenti, considerando che l’azienda all’interno del comprensorio Sorin dà lavoro a 1500 persone”. “Come assessore regionale ai Diritti e come cittadino che ha vissuto nel vercellese – aggiunge Rosso – sono vicino ai lavoratori e alle loro famiglie e porterò in Giunta le loro istanze. Ritengo difficile che la Regione possa convincere l’azienda a tornare sui suoi passi, ma stiamo mettendo a punto una legge per il finanziamento delle nuove aziende in Piemonte e – conclude l’assessore – non è escluso di valutare di far rientrare anche Livanova”. Il consigliere Gianluca Gavazza sottolinea che “i lavoratori che oggi vengono lasciati a casa senza preavviso sono gli stessi che 5 anni fa si recarono a Vancouver a formare i colleghi canadesi. Le dinamiche aziendali sono legittime ma discutibili. Noi non possiamo permettere che tutti questi lavoratori del nostro territorio, in azienda da più di 30 anni, vengano trattati in questa maniera senza rispetto”.

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