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Cronaca

Il pensionato ucciso da un cinghiale cercava di difendere i suoi cani

Si delinea la tragedia accaduta nella giornata di domenica.

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Il pensionato ucciso da un cinghiale cercava di difendere i suoi cani. Si delinea la tragedia accaduta nella giornata di domenica.

Il pensionato ucciso da un cinghiale cercava di difendere i suoi cani

Stava cercando di difendere i propri cani con un bastone, ma a questo punto il cinghiale ha attaccato lui. Si delinea la dinamica della tragedia accaduta nella giornata di domenica nei boschi di Vicoforte, nel Cuneese, quando un cacciatore è morto dopo essere stato ferito da un cinghiale.

La vittima è Giuseppe Cappellino, pensionato 74enne residente a Mondovì, morto nel corso di una battuta di caccia nei boschi nella zona di Le Acque a Vicoforte. Subito dopo l’attacco del cinghiale è stato soccorso da alcuni amici, ma la ferita riportata a una gamba era troppo grave: il cinghiale gli aveva reciso la vena safena e lo ha quindi fatto morire dissanguato. Lo riporta Prima Torino.

Secondo quanto emerso, il 74enne aveva un bastone con cui ha difeso i suoi cani ma appena l’animale selvatico si è sentito aggredito lo ha attaccato brutalmente.

La ricerca di Sacha Chang

E’ emerso anche che nell’agosto 2023, Giuseppe Cappellino aveva partecipato in prima persona e con i suoi cani, alle battute di ricerca di Sacha Chang. Si trattava un giovane olandese che si era dato alla fuga nei boschi della zona dopo avere ucciso il padre e un medico suo connazionale a Montaldo di Mondovì.

Il ricordo degli amici

Alessandro Colinelli, collega cacciatore, su Facebook ricorda la vittima. «Ciao Giuseppe ci hai lasciato oggi mentre facevi quello che ti piace, condurre i tuoi cani da cinghiale. Solo con un bastone hai voluto difenderli da un grosso cinghiale… Ex capo squadra in Val Corsaglia, un cultore della cinofilia, un uomo divorato dalla passione e dall’istinto di cacciare insieme ai suoi inseparabili ausiliari, i cani. È morto per loro, per cercare di difenderli dalle zanne taglienti di un verro di oltre 100 chili. Potrà sembrare bizzarro ma le persone estranee al mondo della caccia non hanno la possibilità di capire che noi siamo nati così. Abbiamo conservato nei millenni il gene predatorio che un tempo era necessario per sopravvivere».

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