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Da Gattinara al Vaticano per insegnare i segreti del marmo artificiale
Matteo Libanoro fa parte della squadra di docenti alla scuola di San Pietro.
Da Gattinara al Vaticano per insegnare i segreti del marmo artificiale. Matteo Libanoro fa parte della squadra di docenti alla scuola di San Pietro.
Da Gattinara al Vaticano per insegnare i segreti del marmo artificiale
Un gattinarese tra gli insegnanti della scuola di San Pietro, in Vaticano. Matteo Libanoro è stato chiamato infatti a far parte del pool di docenti, incaricandosi di trasmettere un’arte che era molto in voga in tutta Europa tra il ‘700 e l’800.
Proprio in questi giorni, Libanoro ha inoltre realizzato una targa con un intarsio di marmo artificiale, da consegnare al cardinal Mauro Gambetti, gestore della scuola vaticana.
Un allievo di Silvio Dellavedova
«Da tempo mi sono posto l’obiettivo di far tornare in auge questa tecnica decorativa, nella sua accezione più tradizionale, come mi è stata impartita dal maestro Silvio Dellavedova – spiega l’artista valsesiano, diplomato all’Accademia delle Arti applicate di Milano -. Oltre che insegnarlo, vorrei che si tornasse ad utilizzare il marmo d’arte per realizzare lavori veri e propri. La prossima settimana sarò impegnato nell’insegnamento anche nei laboratori dei Musei Vaticani».
«A differenza che nella scuola di San Pietro, dove si impartiscono lezioni a giovani dai 19 ai 24 anni che vogliono specializzarsi in varie tecniche artistiche anche artigianali, in quest’occasione sarò a contatto con i restauratori che si occupano delle opere d’arte conservate nel piccolo Stato estero».
Nel mese di giugno, sempre a Roma ma nella basilica di San Pancrazio, Libanoro terrà un corso per privati, che sarà seguito anche da professionisti di altri istituti, tra cui l’Istituto Centrale di Restauro.
Prossimamente a Matera
«Grazie all’interessamento dello stesso Icr – conclude Libanoro – mi è stato chiesto di insegnare anche in una scuola d’arte di Matera, il prossimo anno. Sono contento che il marmo d’arte trovi tanti estimatori anche lontano dalla sua terra di origine, ma il mio sogno è quello di riportare il successo che merita anche in Valsesia, dove ho tentato di promuoverlo in diverse sedi, senza trovare però troppo seguito».
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