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Ospite in casa di riposo morto a Borgomanero: assolte due dottoresse accusate di omicidio colposo

La famiglia aveva accusato le due professioniste di negligenza all’insorgere del Covid.

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Ospite in casa di riposo morto a Borgomanero: assolte due dottoresse accusate di omicidio colposo. La famiglia aveva accusato le due professioniste di negligenza all’insorgere del Covid.

Ospite in casa di riposo morto a Borgomanero: assolte due dottoresse accusate di omicidio colposo

Dopo cinque anni si è chiuso il processo che vedeva imputate due dottoresse con l’accusa di omicidio colposo per la morte di un paziente 83enne avvenuta all’inizio della pandemia nel 2020. La sentenza, emessa nei giorni scorsi dal tribunale di Verbania, ha assolto con formula piena entrambe le professioniste, accogliendo la tesi della difesa secondo cui non vi fu alcuna negligenza nel loro operato. Lo riporta il Corriere di Novara.

La vicenda risale all’aprile 2020, in piena emergenza sanitaria, quando un anziano ospite di una Rsa del Verbano era morto all’ospedale Santissima Trinità di Borgomanero, dopo essere stato ricoverato in condizioni ormai critiche. L’uomo, positivo al Covid, era affetto anche da altre patologie pregresse.

Le accuse dei familiari

Secondo l’accusa, le due dottoresse (una in servizio al 118, l’altra medico di continuità assistenziale) avrebbero sottovalutato i sintomi del paziente e ritardato il ricovero. Ed erano intervenute inizialmente senza ritenere necessario l’invio in ospedale. Il paziente fu trasferito al “Santissima Trinità” di Borgomanero solo il 30 marzo, troppo tardi per poter essere salvato. Per questo il pm Nicola Mezzina aveva chiesto una condanna a sei mesi ciascuna.

La voce della difesa

La difesa, rappresentata dalle avvocate Carla Zucco e Anna Armandola, ha sempre sostenuto che le condizioni cliniche dell’uomo non giustificassero il ricovero nei giorni iniziali. “È morto con il Covid, non per il Covid”, ha più volte ribadito in aula Zucco. La sentenza della giudice Beatrice Alesci ha confermato questa linea, ritenendo insussistenti gli estremi per una condanna.

Respinta anche la richiesta di risarcimento da oltre 800 mila euro avanzata dai familiari dell’anziano, costituitisi parte civile per ottenere il riconoscimento del danno morale, biologico e della perdita parentale.

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