Politica
Conferenza sul Futuro dell’Europa, Alessandro Panza: “Meno parole e più fatti”
La Conferenza sul Futuro dell’Europa è giunta al primo giro di boa: “Dopo sei mesi di lavori male organizzati, mal strutturati e senza un chiaro focus, ci avviamo agli ultimi incontri prima della pausa natalizia senza avere ancora capito esattamente quale sia lo scopo di questa conferenza e quali ne siano gli obiettivi”, afferma Alessandro Panza, parlamentare europeo del Gruppo Identità & Democrazia.
Onorevole Panza, ci spiega meglio questo suo giudizio negativo?
“Gli organizzatori continuano a ripetere che sia un grande successo di partecipazione popolare, mentre ci rendiamo conto invece che nessuno ne sta parlando, nessuno la sta seguendo. Cittadini, ministri, deputati ed eurodeputati faccia a faccia in un incontro tra cittadini e legislatori, un primo esperimento di democrazia partecipativa targato Unione europea con ottanta cittadini, che discutono le proposte emerse dai dibattiti, questa la propaganda. Vi partecipano ottanta cittadini europei, di cui tredici italiani; abbiamo chiesto di sapere quali siano stati i criteri di selezione e ancora non sono arrivate delle risposte esaustive in tal senso. L’impressione è che siano stati selezionati “gli amici degli amici”, un dubbio più che legittimo vedendo i contenuti che emergono dai vari panel di discussione, dove non si fa altro che chiedere più diritti per i migranti e altre tematiche care alla sinistra, con discussioni distanti anni luce dalle reali esigenze della gente”.
Siete riusciti a dare il vostro contributo?
“Abbiamo fin da subito dato la nostra disponibilità a partecipare in maniera propositiva alla Conferenza sul Futuro dell’Europa per portare il nostro contributo di idee e proposte al fine di dare vita a un dibattito costruttivo e concreto nell’interesse dei cittadini, purtroppo abbiamo dovuto prendere atto di come questo progetto si sia rivelata un’occasione mancata, un’iniziativa inefficace e disordinata, in cui non viene dato ascolto alle voci di chi ha idee differenti”.
Insomma, per voi non è uno strumento utile per definire il futuro dell’Europa?
“Abbiamo capito che è un circo inutile. Adesso vorremmo sapere quanto costa questo circo ai contribuenti europei, nell’organizzazione delle riunioni e dei meeting, nell’apertura della sede di Strasburgo al di fuori delle sessioni plenarie, con tutti i costi relativi all’allestimento e alla gestione della struttura. Per ora la domanda resta senza risposta, così come rimane aperto l’interrogativo sullo scopo. Vedremo nei prossimi incontri che si svolgeranno a dicembre, se il metodo di lavoro sarà diverso o se saremo ancora in totale approssimazione, come è stato finora. Auspichiamo un cambio di rotta immediato. Meno parole, più fatti: l’ultima cosa di cui ha bisogno oggi l’Europa è l’ennesima dispendiosa dichiarazione di intenti che non porta a nulla”.
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