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Sprar Coggiola minoranza accusa: soldi buttati, altro che integrazione

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Sprar Coggiola: dopo il caso della famiglia che si è allontanata, la minoranza presenta un’interrogazione.

Sprar Coggiola, le polemiche

Non accenna a placarsi il dibattito intorno al caso della famiglia che ha lasciato lo Sprar di Coggiola. «Qualcosa non ha funzionato se la famiglia ospitata nell’alloggio messo a disposizione dal Comune ha preferito andarsene. E le chiavi del municipio adesso dove sono finite?». A riaprire la questione sulla sparizione della coppia con neonato da Coggiola, ospite del progetto Sprar, è il consigliere di “Noi a Coggiola” Laura Speranza. Proprio la minoranza aveva presentato una interrogazione visto che la famiglia, arrivata a ottobre, mancava ormai da qualche giorno in paese. Il sindaco Gianluca Foglia Barbisin ha confermato che in effetti della coppia non si avevano più notizie e neppure la cooperativa era informata della partenza. Insomma in modo volontario la famiglia di origine africana ha deciso di andarsene senza dire niente a nessuno.

Il personale

«A questo punto bisognerebbe porsi alcune domande – incalza Laura Speranza -. Per prima cosa c’è da chiedersi quale sia stato il ruolo della responsabile del servizio visto che, come recita la determina dell’agosto 2018, ha avuto un incentivo di non poco conto finanziato con fondi comunali proprio per questo incarico. Stando alle parole del sindaco anche in Comune nessuno sapeva dell’abbandono da parte della famiglia. Posso capire che magari erano anche persone riservate, ma allora un responsabile cosa ci sta a fare?»
Altra questione poi è il ruolo della cooperativa: «Come ci hanno sempre detto il progetto Sprar prevede un coinvolgimento diretto del Comune che gestisce questo tipo di accoglienza. E lo fa tramite una cooperativa che si occupa di integrazione, corsi di lingua e altri incarichi. Però, a quanto sembra, neppure la cooperativa era a conoscenza che la coppia con bambino aveva abbandonato la casa. Quindi ha percepito anche soldi non dovuti visto che la casa di Coggiola era vuota da giorni…».

Integrazione

Speranza poi torna la questione dell’integrazione: «Come gruppo di minoranza eravamo scettici sin dall’inizio su questo progetto. Ci hanno parlato sempre dell’importanza dell’integrazione, va bene tutto. Ma adesso fermiamoci un attimo e domandiamoci: ma davvero queste persone hanno voglia di integrarsi con noi e fermarsi qua in Italia? La risposta è no, come dimostra quanto avvenuto proprio a Coggiola. Dicono che queste persone fuggono da guerre e dalla fame e in alcuni casi può essere anche vero. Sono stati accolti a Coggiola in un alloggio rimesso a norma, avevano da mangiare, un programma di lingua, ricevevano comunque dei soldi per vivere, non avevano bollette o affitti da pagare. E alla fine hanno deciso, nonostante tutto questo di andarsene. Per la gente di Coggiola è comunque una presa in giro, visto che il progetto è stato finanziato anche con fondi comunali. E’ lampante che il progetto non era quello di integrarsi qui».
Ma Speranza solleva anche la questione sicurezza. «Mi piacerebbe capire – conclude – che fine hanno fatto le chiavi del municipio in possesso di queste persone. Spero che almeno l’amministrazione abbia cambiato la serratura…»

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