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Odissea tra Varallo e Omegna per fare i tamponi
Odissea tra Varallo e Omegna per fare i tamponi. Un viaggio in macchina di più di 30 chilometri (che diventano 60 tra andata e ritorno), per poter fare un tampone. Oltretutto guidando con i sintomi del covid. La distanza è quella tra Roccapietra e Omegna, il posto in cui vive la coppia di coniugi protagonista di questa avventura e quello in cui è stato possibile effettuare il test con il servizio “drive-through”, ovvero senza scendere dall’auto.
Odissea tra Varallo e Omegna per fare i tamponi
«Io avevo un malessere – racconta la moglie – con un po’ di raffreddore e poca febbre e anche mio marito non stava bene. Il nostro medico ci ha ordinato di fare il tampone, ma sulla piattaforma utilizzata per prenotarli gli unici posti liberi erano a Omegna, mentre a Borgosesia era tutto occupato. Ci siamo andati il 16 novembre facendoci forza a vicenda. Eravamo in due e se uno fosse stato male, l’altro avrebbe potuto aiutarlo».
Responso
Qualche giorno dopo, ecco il responso del test: entrambi positivi. Ma purtroppo le cose sono precipitate nei giorni seguenti: «Mio marito stava sempre peggio – riprende – , in casa abbiamo il saturimetro e il livello di ossigenazione del suo sangue era arrivato a 92, così ho richiamato il medico che gli ha prescritto un antibiotico e fatto la richiesta per mandarci a casa l’ossigeno. Lui però faceva sempre più fatica a respirare, tanto che mercoledì scorso gli infermieri di comunità dell’Usca, che erano già stati a casa una prima volta, sono tornati per accompagnarlo all’ospedale di Vercelli in modo da poter fare un prelievo e delle lastre. Sono passate ore senza avere notizie, poi ho saputo che gli era stata riscontrata una polmonite bilaterale da Covid e che era stato ricoverato. Ora sembra stia un po’ meglio, anche se deve rimanere ancora attaccato all’ossigeno giorno e notte. Per fortuna ci sono i telefoni cellulari, che sono in questi giorni l’unico modo per comunicare, parlare con i medici per avere aggiornamenti, invece, è quasi impossibile».
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Viaggio
Ma l’altro giorno la donna ha rischiato di dover tornare a Omegna per effettuare il secondo tampone, nonostante abbia ancora i sintomi della malattia, seppure più leggeri di quelli del marito: «Anche stavolta il mio medico mi ha detto che non riusciva ad accedere alla piattaforma per i test di Borgosesia e che l’unica alternativa era quella. Ma da sola non me la sono sentita di riaffrontare quel viaggio: se fossi stata male al volante cosa sarebbe potuto succedere? Non la trovo una cosa giusta, mica ce lo siamo andati a cercare il Covid, siamo quasi sempre a casa, al massimo andiamo in giardino e a fare la spesa. In una situazione come la nostra perché non è possibile fare i tamponi a domicilio?». La storia, però, probabilmente avrà un lieto fine: la varallese, infatti, ha deciso di contattare direttamente il sindaco Eraldo Botta: «E’ stato gentile e disponibile e ha chiamato il mio medico che ha segnalato il mio caso agli infermieri Usca così da poter fare il tampone a Borgosesia. Una data ancora non ce l’ho, aspetto che mi contattino, ma intanto li ringrazio entrambi per l’interessamento».
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