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Romagnano, truffa da 4900 euro ai danni di una pensionata

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Scoperta una rete di truffatori

Ennesima truffa ai danni degli anziani e tra questi vittima anche una donna di Romagnano. Venivano contattati telefonicamente da un finto parente in difficoltà: con questa scusa venivano convinte a sborsare cifre fino a 8000 euro e, in alcuni casi, anche gioielli. Per la romagnanese la richiesta era stata di 4900 euro. Questa la vicenda che sta portato agli arresti 15 persone, 10 italiani e 5 polacchi di origine rom lovari, tra Milano e Novara, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura milanese ed ha al centro «numerosissime truffe tentate o consumate» agli anziani.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere chieste dal pm Giancarla Serafini e dal procuratore aggiunto Riccardo Targetti sono state firmate dal gip Roberta Nunnari ed eseguite da polizia di Stato, polizia Locale e carabinieri della sezione pg della Procura di Milano con la collaborazione della squadra mobile di Milano e di Novara, della polizia Locale di Milano e dei carabinieri di Abbiategrasso.

L’indagine è nata dall’arresto nel settembre 2015 di uno dei componenti del gruppo criminale trovato in possesso di numerosi cellulari. Dai dati delle sim e dai contatti contenuti nei telefoni si è risaliti all’attività della banda che aveva la mente in Polonia e il braccio operativo che riscuoteva il denaro in Italia. Una parte delle persone arrestate risiedevano in Polonia, dove avevano organizzato un vero e proprio call center; da lì individuavano in massa le persone anziane da contattare. Al telefono spiegavano alle vittime che un loro stretto parente era in difficoltà, in genere per un incidente, e invitavano quindi l’anziano a dare tutto quanto avevano immediatamente disponibile a un uomo che si sarebbe presentato a breve in casa o in un luogo prestabilito. Per essere più convincenti sarebbero arrivati a simulare la voce del familiare al telefono, che dava istruzioni su come comportarsi. L’ordinanza di custodia cautelare riguarda venti episodi, alcuni filmati, ma, dalle indagini, il fenomeno risulta molto più esteso.

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