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«Sono troppi 15mila euro per la statua della Beata»: a Quarona si apre il dibattito

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In paese c’è chi accoglie in pieno la prospettiva di un omaggio del paese alla pastorella e chi invece frena gli entusiasmi

C’è chi accoglie favorevolmente l’idea di realizzare una statua della Beata Panacea e collocarla al centro della rotonda di corso Rolandi e chi invece è contrario: a Quarona si è aperto un dibattito che sta coinvolgendo anche i social.

Fra i primi a intervenire sull’argomento c’è un cittadino, residente a Valmaggiore, Luigi D’Agostino, che in una lettera espone le proprie riflessioni: «L’idea di realizzare una statua che ornerà il centro della rotatoria di corso Rolandi, sarebbe un’ottima iniziativa, a mio personale avviso, se non fosse che la realizzazione prospettata sia “decisamente costosa” e non risponda, di fatto, ad effettive esigenze reali. Il rischio è che la rappresentazione così concepita, in un particolare momento di crisi economica, della Pastorella uccisa dalla matrigna che la trovò in preghiera mentre doveva accudire il gregge, possa apparire un’opera essenzialmente materiale e svuotata di spiritualità, banale e prefiguri scarso entusiasmo. Il grande culto per questa ragazza, sviluppato nel Vercellese e culminato con la beatificazione nel 1867, d’altronde, è ampiamente testimoniato: le sue reliquie sono conservate nella parrocchiale di Ghemme e nella chiesetta di Quarona a lei dedicata è già conservata una statua lignea che riproduce il suo martirio (con la conocchia conficcata in capo), così nel protiro è affrescata la sua storia; le celebrazioni fra le comunità di Ghemme e di Quarona, le due località dove si è svolta la vicenda dellaBeata Panacea, sono occasione di partecipazione alla festa e ai riti religiosi. Un’ulteriore statua, progetto del parroco per celebrare la pastorella martire, in bronzo e alta un metro e mezzo, del valore di almeno 15mila euro, la trovo di discutibile utilità e invito, padre Matteo Borroni, a riflettere sulla possibilità di devolvere eventuali fondi che s’intendono raccogliere come segno e strumento delle tenerezza di Dio verso le persone più fragili e scartate, ai poveri che vivono nella nostra comunità. Opere materiali così costose, in giro, se ne vedono fin troppe e sono lontane dall’essere espressione della Chiesa».

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