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Il Sessera ridotto a un rigagnolo: il Comitato fiumi chiede il rispetto del minimo vitale
«Troppa acqua deviata nel canale». Gli ambientalisti hanno già dato corso alla procedura.
Il Sessera ridotto a un rigagnolo: il Comitato fiumi chiede il rispetto del minimo vitale. «Troppa acqua deviata nel canale». Gli ambientalisti hanno già dato corso alla procedura.
Il Sessera ridotto a un rigagnolo: il Comitato fiumi chiede il rispetto del minimo vitale
Un tratto del torrente Sessera completamente in secca nei giorni scorsi all’altezza della presa che si trova all’altezza del ponte dei Fila a confine tra Portula e Coggiola. A notare e documentare il fatto è stato il Comitato tutela fiumi che ha fotografato la situazione facendo partire le dovute segnalazioni.
Il problema riguarda il deflusso minimo vitale che deve essere comunque garantito dalle pese laterali.
Il deflusso vitale
Si nota l’acqua che scende dal monte è stata quasi completamente deviata lungo il canale. Lungo il normale corso d’acqua per alcune decine di metri non rimane praticamente nulla, se non un rigagnolo. Mentre nel cartello si legge “Opera di presa centrale di Granero, dmv (deflusso minimo vitale) rilasciato 553 litri al secondo”.
«Nei giorni passati, a Coggiola sul torrente Sessera, si segnala ancora il riscontro del mancato rilascio del deflusso minimo vitale – fanno notare dal Comitato tutela fiumi -. Situazione che purtroppo non pare essere occasionale e non solo limitata a questa derivazione». La segnalazione è partita: «Rimaniamo in attesa dei riscontri».
Il rapporto di Legambiente
Già in passato il tema del deflusso vitale era stato preso in considerazione da Legambiente che aveva diffuso alcuni dati. «Lo sfruttamento dell’acqua per la produzione di energia elettrica nei decenni ha permesso di soddisfare una consistente parte dei fabbisogni elettrici degli italiani. Gli impianti di taglia superiore ai 10 Megawatt – si legge nel rapporto di Legambiente intitolato “L’idroelettrico: impatti e nuove sfide ai tempi dei cambiamenti climatici – rappresentano circa l’83 per cento della potenza installata totale, quelli di taglia da 1 a 10 Megawatt circa il 14 per cento mentre gli impianti più piccoli il restante 3 per cento».
A tal proposito, «è facile prevedere che gli oltre 2000 nuovi impianti di piccola taglia in progetto in Italia, con oltre 3000 chilometri di corsi d’acqua derivati, possano mettere fortemente a rischio fiumi, torrenti e rii per produrre quantità di energia estremamente basse», aveva messo in guardia Fabio Dovana. In particolare nel suo rapporto Legambiente aveva parlato di eccessive captazioni proprio sul Sessera.
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