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Dopo 485 partite il portierone Alberto Travaglia ha deciso di dire basta
Domenica l’ultima gara. Ha militato nella Serravallese, nel Lenta e nella Pro Roasio.

Dopo 485 partite il portierone Alberto Travaglia ha deciso di dire basta. Domenica l’ultima gara. Ha militato nella Serravallese, nel Lenta e nella Pro Roasio.
Dopo 485 partite il portierone Alberto Travaglia ha deciso di dire basta
Per gli amici “Beto”, Alberto Travaglia ha deciso di fermarsi dopo 485 gare in prima squadra. Domenica 27 aprile con la maglia della Pro Roasio è stata l’ultima partita. Il portiere che ha indossato le maglie di Serravallese, Lenta e Pro Roasio ha deciso che è ora di dire basta con il calcio. Almeno quello giocato.
E sabato 10 maggio in suo omaggio ci sarà il “Betoday” al campo sportivo Sant’Euseo di Serravalle Sesia. Dalle 17.30 sfida in campo tra gli Amici di Beto e la Beto All Stars. A seguire aperitivo e saluti finali.
Beto, ma è stata davvero è l’ultima partita?
Smetto davvero. Nessuno ci sta credendo. Ma è vero. A 37 anni è ora di diventare grandi. Tra lavoro e famiglia le rinunce sono state tante in questi anni.
Qual è stato il tuo percorso?
Ho iniziato a 6 anni dai Primi calci della Serravallese, la squadra del mio paese. Poi ho fatto tutte le giovanili, sono arrivato in prima squadra e sono diventato capitano. Poi un anno a Lenta e due a Roasio. Ora è giunto il momento di diventare grandi e fare altro nella vita.
Una bella carriera insomma nei campi di periferia. Ti è mancato qualcosa?
In prima squadra ho disputato 485 partite. C’è un solo rammarico: non aver chiuso la carriera a Serravalle, mi sarebbe piaciuto davvero. In fondo ho disputato ben 412 partite a Serravalle.
Però la partita d’addio la disputerai nel campo di Sant’Euseo.
Sarà una festa. Ho invitati gli amici, ex compagni di squadra, dirigenti. E’ un ritrovarsi per una grande festa con tutta la gente che mi ha voluto bene.
La tua carriera è sempre stata tra Prima e Seconda categoria. Hai mai avuto chiamato da categorie superiori?
Ai tempi qualche chiamato, ma ho sempre voluto giocare per la squadra del mio paese. Se dovevo fare il dodici in una categoria più alta, ho pensato che era meglio essere umili e intelligenti e non cambiare. Poi che sia giusto o sbagliato non lo so dire. La vita è piena di sliding doors. Ma sono contento delle scelte che ho fatto.
Nel corso della tua carriera c’è qualche allenatore o dirigente che vorresti ricordare?
Mi piacere citare Giulia Smaniotto e Uber Croso che non ci sono più e sono stati molto importanti nella mia carriera. Hanno visto la mia crescita da quando ero bambino e mi hanno fatto diventare capitano.
C’è un compagno al quale sei rimasto legato?
Dico Federico Colombo: è un mio amico storico, abbiamo giocato tanto insieme. Per me è stato un esempio. Ha smesso per lavoro, ma si faceva sentire nello spogliatoio.
E adesso cosa riserva il futuro?
Per un anno voglio staccarmi totalmente e passare del tempo con cose nuove. Poi mi piacerebbe fare il preparatore dei portieri. Fare il corso, nel futuro sicuro. Ho bisogno di staccare però in questo momento anche se qualcuno mi ha già chiamato per proseguire…
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