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CronacaVarallo e alta Valsesia

Sparita la Madonnina del Tagliaferro: la rabbia degli alpinisti

Quasi certamente si tratta di un atto vandalico. Oltre ad essere scomparsa la statua sacra, è stata trovata rotta anche la lapide in sasso.

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Sparita la Madonnina del Tagliaferro: la rabbia degli alpinisti. Quasi certamente si tratta di un atto vandalico. Oltre ad essere scomparsa la statua sacra, è stata trovata rotta anche la lapide in sasso.

Sparita la Madonnina del Tagliaferro: la rabbia degli alpinisti

Un’ondata di sdegno e amarezza ha attraversato il mondo dell’alpinismo dopo la scoperta della scomparsa della Madonnina posta sulla vetta del Monte Tagliaferro, a 2964 metri di quota. La montagna, una delle più imponenti della Valsesia e punto di confine naturale tra i comuni di Alagna Valsesia e Alto Sermenza, è nota non solo per la sua bellezza aspra e selvaggia, ma anche per il valore simbolico che riveste nella cultura locale.

La statua, collocata sulla cima l’8 agosto del 1954, era la riproduzione della Madonna Immacolata che si trova in piazza Martiri a Borgomanero, realizzata dallo scultore Luigi Fornara. La sua posa fu promossa da don Pier Franco Pastore e resa possibile grazie allo sforzo fisico e spirituale di numerosi oratoriani. Da allora, ogni anno, in quella stessa data, si rinnova la tradizione dell’ascesa commemorativa alla vetta.
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L’allarme di alcuni alpinisti

A dare l’allarme sono stati alcuni alpinisti che nei giorni scorsi, giunti in cima dopo un’impegnativa salita lungo la parete nord, hanno trovato solo tracce della bandiera e il quaderno di vetta.

Nessuna traccia invece della statua sacra. «Fa davvero male arrivare fin lassù e trovare tutto distrutto – si legge in un post Facebook di Andrea Mancin, postato sul gruppo “Montagne della Valsesia” -. Abbiamo recuperato il quaderno, che porteremo al Cai di Varallo, ma la Madonnina è sparita».

Un vandalo o no? Si apre il dibattito

La notizia ha generato un acceso dibattito. C’è chi spera si tratti di danni causati da un violento temporale, anche se molti restano scettici.

«Non è facile immaginare che un fulmine possa frantumare completamente una lapide in sasso o far sparire una statua – commenta Ferruccio Baravelli, storico accompagnatore del Grim (Gruppo ragazzi in montagna) del Cai Varallo -. Purtroppo non è il primo episodio di questo tipo. Anche al rifugio Resegotti, alla base della cresta Signal, cresta “tosta”, fin dalla notte dei tempi sparivano gli spiccioli lasciati dagli alpinisti di passaggio».

«Ma chi è quel vero alpinista che ruba 10mila lire? E allora ho iniziato a chiedermi che gente frequenta la montagna e a non stupirmi più di nulla. Ricordo i bellissimi tavoli in granito alla Massa del Turlo spaccati in due, molto difficile che si siano stati vento e neve. Un altro esempio il diario sulla ferrata Falconera: un anno e mezzo di pensieri, ricordi, scritti meravigliosi, sparito nel nulla: qualcuno l’ha buttato via o gli ha dato fuoco. Purtroppo ci sono persone frustrate che non sanno fare altro che distruggere ciò che gli altri costruiscono con passione».

Le antiche leggende

Il Monte Tagliaferro, il cui nome deriva da una lama di roccia lunga 60 metri e larga appena mezzo metro che ne taglia la vetta, è avvolto da leggende antiche. Si racconta che la cengia Haida Weg, tradotto “brutta strada”, fosse stata intagliata dai Romani per proteggere un tesoro custodito da un rospo mitologico che si gonfiava a dismisura per bloccare il passaggio.

E ora? C’è da credere che l’amore per il Tagliaferro sarà più forte di qualsiasi atto di vandalismo o incuria. La comunità alpinistica attende ora risposte e si mobilita per un nuovo gesto simbolico: riportare in vetta la Madonnina, segno di speranza, spiritualità e dedizione.
Le foto sono tratte dal post di Andrea Mancin

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