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A 90 anni lavora il legno e fa volontariato per Carcoforo

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Da mezzo secolo Maurilio Dellavedova è il fabbriciere della chiesa parrocchiale di Santa Croce

Maurilio Dellavedova ha novant’anni, ma è ancora operativo. La sua attività nella bottega di falegname lo tiene impegnato nella manutenzione delle chiese in modo volontario. Egli è nato a Carcoforo il 15 gennaio del 1927, in una giornata freddissima. In Valsesia la lavorazione del legno è sempre stata una delle principali occupazioni nell’arte. I nostri emigranti si recavano all’estero forti della loro qualifica di “minusier”, acquisita attraverso una formazione di bottega e frequentando il prestigioso Laboratorio Barolo di Varallo.

Maurilio di giorno era apprendista alla rinomata falegnameria Chiocca di Varallo Vecchio, tuttora esistente, era il più giovane e ricorda ancora tutti i suoi compagni di lavoro: «Uno di Parone, il Decio di Rimasco, un anziano di Civiasco, che mi chiamava sempre per fare dei lavori insieme, il Reffo di Cravagliana, il Girolamo Tosetti di Cravagliana, un Vasina di Rimella, Carlin dalle Folle, che era il papà del Virgilio Arfino, e infine il Massara, che era il  capo bottega, molto deciso e autorevole».

E Maurilio Dellavedova era impegnato a «fare caviggie (i chiodi di legno, ndr). Era la mia occupazione principale: allora per i serramenti e i mobili si usavano i chiodi di legno e occorreva incollarli, la colla era tenuta a freddo, quindi occorreva scaldarla e si doveva sempre tenere il fuoco acceso! Costruivo anche le casse da morto, in particolare  per le persone senza parenti che venivano a mancare». Finito l’orario di lavoro frequentava i corsi serali alla Barolo, era un impegno mantenuto con tanti sacrifici e quegli insegnamenti hanno lasciato tracce profonde: «Ricordo le lezioni di matematica/tecnica del professor Burla, che si tenevano il giovedì e non posso certo dimenticare l’ospitalità del professor Carlo Francione, che abitava in una delle antiche case di Via Tonetti. Suo figlio Franco avrebbe sposato mia sorella Cecilia: la loro fu un’unione davvero felice».

Negli anni Maurilio ha lavorato anche per un laboratorio di falegnameria di Ferrate, affinando le tecniche e l’esperienza: naturalmente da Carcoforo scendeva a Ferrate a piedi, partiva presto la mattina e tornava la sera per cena: quando faceva troppo freddo metteva un giornale tra la maglia e la camicia per difendersi dal freddo. Alla fine  degli anni Sessanta, Maurilio ha “messo su” la sua “buteja”, un attrezzato laboratorio a Carcoforo, lungo la sponda dell’Egua e da lì non si  è più mosso. Negli anni ha realizzato scale, balconate, pavimentazioni, rivestimenti di interni ed esterni, finestre e persiane, raffinate boiseries che fanno bella mostra in molte case del paese, della Val Sermenza  e della Val Mastallone.

Maurilio è un uomo della tradizione, fa parte di coloro che pensano sia un dovere offrire il proprio contributo alla comunità: rimboccarsi le maniche quando occorre. Da mezzo secolo si è preso l’impegno di essere fabbriciere della chiesa parrocchiale di Santa Croce e ha assunto anche il ruolo di custode delle opere e della struttura della chiesa, curando e coordinando i lavori straordinari, come il rifacimento del tetto e la blindatura della sacrestia, ma anche i restauri del patrimonio storico-artistico: affreschi, decorazioni in stucco, sculture lignee, la sistemazione del Battistero.

A lui si deve l’avvio della pratica per restaurare l’antico organo, che ancora accompagna con le sue note possenti le funzioni solenni. Maurilio si è preso cura anche dell’importante patrimonio archivistico e librario della chiesa, facendo catalogare i libri della parrocchia. Tutto questo impegno affiancava compiti molto più umili, ma non meno necessari: la posa di un battiscopa contro l’umidità di risalita, l’apertura e la chiusura giornaliera della chiesa per cinquant’anni, la pulizia dell’edificio sacro, completata con l’aiuto della moglie Maria Pia, che si occupa anche degli addobbi e della fioritura degli altari, sui quali vengono distese le ricche tovaglie candide, ornate dai preziosi puncetti.

Ogni anno a dicembre allestisce il presepe con le antiche statuine, raccontando quella storia millenaria in un paese che, durante le luminose notti invernali, assume esso stesso l’aspetto magico di un grande presepio. In questo mezzo secolo Maurilio ha collaborato attivamente con suore e preti. Tra i parroci “estivi” c’era anche l’attuale Vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla. Chissà quanti segreti custodisce nel suo cuore, ma nulla lo indurrà ad infrangere il più assoluto riserbo. Tante sono state le iniziative inventate da lui per raccogliere fondi: feste per mantenere la tradizione nelle date comandate dai vecchi, con l’incanto dei doni, banchi di beneficenza, stampa di santini e libretti da distribuire.

Maurilio si è anche impegnato attivamente nell’attività amministrativa del paese: «I lavori che non si notano, ma servono, come scopare le strade o spalare la neve». Nella sala comunale, sede della Società del Tiro a Segno, ha realizzato per abbellirla alcuni pannelli e rivestimenti, che la rendono ancora più aulica. Maurilio oggi, come un antico patriarca, è attorniato dalle donne di casa: l’amata moglie Maria Pia, di origine sabbiese, conosciuta durante una festa patronale a Cravagliana, che nei rari momenti liberi andava a trovare in bicicletta, le tre figlie: Emma, Gianfranca e Marta.

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