Attualità
Borgosesia pronto soccorso azzoppato: le accuse della Cgil
Borgosesia pronto soccorso “ridotto” per fare fronte all’emergenza Covid: le osservazioni del sindacato.
Borgosesia pronto soccorso limitato
Pronto soccorso limitato per fronteggiare l’emergenza: la Filt Cgil Vercelli-Valsesia si interroga sul nuovo assetto dell’ospedale Santi Pietro e Paolo. «Che senso hanno i letti di terapia intensiva a Borgosesia se l’ospedale non ha più un pronto soccorso, in quanto trasformato in punto di primo intervento per liberare risorse per i reparti Covid?» domandano. La categoria che tutela i lavoratori della sanità ha ancora una volta sottolineato alcune lacune “storiche” dell’Asl Vercelli, che in tempi di emergenza sono esplose in tutta la loro gravità. Il problema più grave rimane quello della carenza di organico, un mancanza che nel nosocomio borgosesiano da tempo viene sopperita ricorrendo all’esternalizzazione dei servizi, una soluzione tuttavia che per il sindacato non è affatto risolutiva.
Il personale
«Il pronto soccorso borgosesiano – dicono i sindacati – essendo diventato di primo intervento, ha una dotazione organica ridotta. Sono ormai settimane che nel nosocomio valsesiano dopo le 17 rimane un solo medico, così come il sabato e la domenica. Gli infermieri sono in numero insufficiente e sono a scavalco tra l’attività di triage (la porta di accesso) e le sale di medicazione. Per non parlare poi della maggior parte dei medici presenti, che non sono dipendenti ma personale esterno pagato a “gettone” con un evidente problema di continuità assistenziale oltre che economico. Anche se dovesse essere ripristinato il pronto soccorso, rimane il fatto che all’ospedale di Borgosesia non c’è un Dea».
In terapia intensiva
Stesso problema, quello della mancanza di personale, secondo il sindacato, anche nella terapia intensiva. «Per quanto riguarda i famosi letti di terapia intensiva, non si può che registrare anche qui una nebbia impenetrabile: sistemare letti, ventilatori e monitor non ha alcun senso se poi mancano i medici rianimatori e gli infermieri che possano garantire l’assistenza».
Solidarietà
Un’assenza di risposte efficaci, secondo il sindacato, che stride ancora di più a fronte della solidarietà dimostrata dai tanti cittadini e dalle imprese locali durante l’emergenza. «Si è donato dal cioccolato al caffè, apprezzabili segni di solidarietà. Però che senso hanno quando non si lavora in sicurezza? La sicurezza in sanità ha ricadute su tutti i cittadini. Il Covid19 non ha annullato le altre patologie, è quindi indispensabile non fare altri errori per poter tutelare la salute e garantire l’assistenza a tutti gli ammalati». Insomma gli imprenditori e i privati stanno facendo ben più della loro parte, mentre dal pubblico le risposte tardano ancora troppo ad arrivare.
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