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Cancro all’utero, Borgosesia ospedale all’avanguardia

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Operate due donne con una tecnica innovativa e meno invasiva

Due donne operate per un cancro all’endometrio dell’utero con una tecnica innovativa meno invasiva, più rapida, e che è andata a individuare con molta precisione le cellule sane e quelle ammalate. Il doppio intervento è stato eseguito l’altro ieri all’ospedale di Borgosesia, nel reparto di ostetricia e ginecologia diretto dal dottor Enrico Negrone. 

 

In sintesi, le due pazienti sono state trattate identificando il linfonodo sentinella tramite il sistema “Icg” (indocianina verde). Si tratta dell’evoluzione migliorata della tecnica più tradizionale: nella procedura classica è previsto prima il passaggio in medicina nucleare per il trattamento con radiofarmaco, mentre in questo caso la sostanza viene somministrata direttamente in sala operatoria dopo l’anestesia generale.

 

«Dopo pochi minuti dalla iniezione nel collo dell’utero – spiega Negrone -, utilizzando una tecnologia particolare della telecamera collegata alla ottica laparoscopica si evidenzia il primo linfonodo che viene asportato e fatto subito analizzare per stabilire il miglior approccio all’intervento. L’assenza di tumore nel linfonodo sentinella assicura la negatività di tutti i linfonodi regionali con un valore predittivo negativo pari al cento per cento. Questo esclude la necessità di asportare tutti i linfonodi per l’esame istologico e di ridurre le complicanze post chirurgiche. La riduzione della complessità chirurgica permette altresì di affrontare la maggior parte di queste patologie per via laparoscopica, riducendo ulteriormente la morbilità a breve e lungo termine migliorando così la qualità di vita delle pazienti».

 

In sala operatoria insieme al dottor Negrone, erano presenti i colleghi delle unità di Mondovì, Andrea Puppo, e di Savigliano Andrea Bianciotto; entrambi utilizzano già da tempo l’Icg, ora approdato anche al Santissimi Pietro e Paolo di Cascine Agnona. La tecnica utilizzata ieri all’ospedale di Borgosesia viene già utilizzata con successo al “Maggiore della Carità” di Novara, struttura di riferimento per tutto il quadrante del Piemonte Orientale.

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