Attualità
Casa riposo Borgosesia, una risposta anche per l’Alzheimer | LA LETTERA
Casa riposo Borgosesia: la testimonianza di Simona e Luigina, che hanno scelto la struttura per un loro caro affetto da Alzheimer.
Casa riposo Borgosesia,il ringraziamento
Casa riposo Borgosesia: riceviamo e pubblichiamo un ringraziamento al personale.
«Quando hai un congiunto malato di Alzheimer capisci che tutti i libri che hai letto, le teorie filosofiche, i ragionamenti complessi e i consigli degli altri, non servono a nulla. Conta solo la vita, la nuda, tangibile realtà quotidiana, nella quale si intrecciano i responsi infausti del neurologo, che decreta il decorso inesorabile della malattia, la gestione pratica della malattia e quella psicologica, spesso condotte in solitudine, il vedere la persona cara perdere ogni giorno un pezzetto di sé stesso».
I pericoli e le incombenze
«Si è incapaci di rassegnarsi: si cercano aiuti che non si trovano. Spesso chi accudisce il malato di Alzheimer si sente abbandonato e costretto a richiederne il ricovero in una struttura assistenziale, perché anche dentro casa si celano insidie e il malato non può mai essere lasciato solo, neppure per pochi secondi: ogni cosa, anche la più banale, può nascondere un pericolo che potrebbe essere fatale. Non è facile dover lavare, imboccare, accudire 24 ore su 24 l’ammalato, tentando di mantenerlo attaccato a quel filo di ricordi che pian piano si assottigliano».
Famiglia Sant’Anna
«E’ così che io e mia suocera Luigina abbiamo deciso di chiedere aiuto alla casa di riposo Sant’Anna di Borgosesia. Dopo un colloquio con Cristina, l’assistente sociale che ci ha accolti con un autentico spirito di amicizia, dandoci le informazioni utili ed anche consigli assennati e concreti. Esattamente un anno fa il nostro caro Renato è entrato a far parte della “Famiglia di Sant’Anna”: una vera famiglia allargata, tanto che noi che ogni giorno ci recavamo a trovare Renato, preoccupate che fosse ben accudito, abbiamo fin da subito avuto l’impressione di essere proprio nel posto giusto».
Il personale
«Ringraziamo Nada, la psicologa, che invece di ricorrere a farmaci di sedazione, con tanta pazienza e con la sua terapia “della bambola” calmava Renato nei momenti difficili, stimolando i suoi ricordi, attraverso le fotografie dei suoi cari, per mantenere vivi in lui quei barlumi di memoria che ancora resistevano alla malattia. Simona, la caposala, per noi era diventata un vero e proprio riferimento, oltre che un’amica: ci accoglieva ogni giorno con un sorriso e un abbraccio, e tutto il personale infermieristico rispondeva sempre con grande competenza ed umanità alle nostre richieste. Un grazie alla direttrice, alle segretarie e a tutto il personale del Sant’Anna, ed anche ai volontari che ogni giorno si dedicano agli ospiti con immutata ed incrollabile dedizione».
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