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Chiesa Flecchia riapre le porte ai fedeli dopo i danni del fulmine | LE FOTO
Chiesa Flecchia in festa per la riapertura dell’edificio dopo i lavori.
Chiesa Flecchia riapre
Giornata da ricordare per i fedeli di Pray: dopo un anno e mezzo, finalmente ha riaperto la chiesa di Flecchia. Sabato i parrocchiani si sono ritrovati insieme per riaprire un portone che, per mesi, è rimasto chiuso a causa dei lavori al campanile che era stato colpito da un fulmine nel maggio dello scorso anno, causando gravi danni anche al tetto della chiesa, al sistema elettrico e all’oratorio. Le celebrazioni erano già iniziate giovedì con una conferenza tenuta da don Alberto Albertazzi con la presenza dell’arpista Elena Straudi. Sabato è stata la banda di Coggiola, diretta dal maestro Andrea Vaudano, ad accompagnare la processione dalla chiesa di Sant’Eusebio verso la parrocchiale di Sant’Ambrogio. Qui il parroco Giancarlo Taverna, con il diacono Pierluciano Garrone, hanno accolto i fedeli celebrando la messa di riapertura.
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Un giorno atteso
«E’ un giorno che abbiamo aspettato da tempo – ha detto don Taverna –: c’è stata fatica a tanti livelli per arrivare qua, anche dal punto di vista spirituale, visto che la nostra chiesa è rimasta vuota e spenta a lungo. Ma tutti noi non l’abbiamo abbandonata e quando abbiamo risentito le campane risuonare è stato un segno che saremo ritornati presto: oggi siamo a festeggiare insieme». Come accennato, nel maggio scorso, durante un violento temporale, il campanile era stato colpito, che durante un nubifragio aveva causato gravi danni alla cella campanaria e al tetto. Un danno a cui andava aggiunta la beffa: esattamente un anno prima si erano conclusi i lavori di ristrutturazione che avevano riguardato proprio il tetto della chiesa e dell’oratorio. A redigere il progetto sono stati l’ingegnere Donald Agliaudi e l’architetto Silvia Banfo che hanno seguito le varie fasi dei lavori.
L’impegno di tutti
«Parole di riconoscimento – ha continuato il parroco – vanno alla parrocchia di Flecchia. Pierluciano mi aveva detto che avrei trovato persone disponibili, a cui non si deve chiedere perché sono presenti. Quindi ringrazio tutti quanti: a chi ha lavorato, ai volontari, a chi ha dedicato tempo e fatica. Ora il lavoro grosso è stato fatto, certo mancano altri dettagli, ma per ora non disponiamo di fondi». La messa, allietata dal coro parrocchiale, ha dato modo di mostrare il nuovo ambone (cioè la struttura che regge il leggio) realizzato con una particolare pietra e l’altare che invece è stato creato con l’antico battistero ed è stato sormontato da una lastra di vetro. «Questo battistero che è diventato altare – ha concluso don Taverna – ci ricorda i nonni e chi è stato battezzato qui. La chiesa è la casa di tutti, è giusto tenerla in piedi, e speriamo di riuscire, con il vostro buon cuore, a ultimare gli interventi».
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