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Cinghiali devastano alpeggi in alta Valsesia

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Cinghiali devastano

Cinghiali devastano gli alpeggi: l’appello di Claudio Sagliaschi dopo una visita a Campertogno.

Cinghiali devastano gli alpeggi

Un intervento delle istituzioni per fermare i cinghiali. A richiederlo è lo studioso e storico Claudio Sagliaschi. Lui vive a Prato Sesia, e non credeva ai suoi occhi quando è salito all’alpe Argnaccia (o Artignaccia) di Campertogno, alla baita della figlia. Pascoli arati e rivoltati dai cinghiali, non solo nell’alpe principale, ma anche altre zone fino al Cangello. «L’alpe Artignaccia di Campertogno – scrive Sagliaschi – è uno dei luoghi più belli e suggestivi della Valsesia. Una straordinaria oasi naturale dove l’uomo per secoli, fin dai tempi di Frà Dolcino, ha condiviso con la natura il territorio rendendolo controllato e produttivo. Un luogo ove nel corso del tempo è diventato casa comune sia per gli abitanti che con tanta fatica hanno modellato il paesaggio rendendolo adatto ai loro scopi di sopravvivenza, e sia alla stessa fauna che aveva il proprio spazio all’interno della selva circostante. Orsi, lupi, scoiattoli, camosci, cervi. Per secoli un equilibrio di condivisione».

Il cambiamento

Come dire: un vero e proprio pezzo di storia della valle, dove la vita dell’uomo si intrecciava con quella della natura, con vantaggi reciproci. Ma da una decina di anni la cose sono cambiate. Già nel 2012 Sagliaschi aveva segnalato con una lettera l’aggravamento della situazione, temendo che anche in zone in alta Valsesia si verificassero gli stessi disastri che già si erano visti (e si vedono) nelle zone limitrofe al Parco del Fenera.
«L’equilibrio si è spezzato – racconta lo studioso – ma non tanto a causa dell’uomo se non indirettamente (se si esclude la quasi totale sparizione delle rane che a migliaia ogni anno salivano a riprodursi) ma a causa di un nuovo ospite inatteso e non previsto fino a pochi anni fa. Il cinghiale. In questo luogo l’ungulato ha trovato il proprio habitat. Le ripide impenetrabili gole naturali gli garantiscono la sicurezza durante il giorno, mentre il bosco e i pascoli lo sostentano durante la notte. Non sarebbe nulla di male se non fosse che per procacciarsi il cibo egli debba “rovesciare” il terreno distruggendo il territorio. Nel sottobosco con effetti distruttivi nei confronti della flora montana con pesanti ripercussioni sugli altri animali; e nei pascoli con la progressiva distruzione del manto erboso necessario agli armenti. E infine, ma non meno importante, la deturpazione visiva di un paesaggio che dev’essere salvaguardato e curato come è giusto che sia perché è patrimonio comune».

Gli enti pubblici

Le responsabilità? I cinghiali, certo, ma loro non si rendono certo conto di fare dei danni. «Una maggiore responsabilità sta anche in questo caso all’uomo, a noi stessi che tutti insieme lo permettiamo venendo a mancare al nostro dovere di mantenere quell’equilibrio necessario alla sopravvivenza di tutti. Però esistono delle responsabilità oggettive che devono essere chiarite, e tali responsabilità vanno addossate a coloro che con il nostro voto sono delegati a rappresentarci a partire dai sindaci, alle Comunità montane, alle Provincie, alle Regioni. Sono loro che devono trovare le giuste soluzioni perché accettando quel compito e prendendone lo stipendio hanno il sacro dovere e l’obbligo morale di intervenire. E non a lunga scadenza anche se la prassi è sempre quella, ma da subito. Io stesso, e tutti coloro che desiderano rivedere l’alpe Artignaccia come lo era nel tempo passato, chiediamo la cortesia di una chiara risposta».

La caccia

Intanto, con una decisione assunta nell’ultima seduta, il Comprensorio alpino ha deciso di posticipare la chiusura della caccia di selezione, proprio per limitare e possibilmente ridurre la presenza di cinghiali nelle zone montane e pedemontane. La caccia al cinghiale sarà quindi consentita anche tra il 19 gennaio e il 15 marzo 2020. La presa di posizione di proseguire con la caccia di selezione è stata presa anche in accordo con la Provincia di Vercelli viste le continue segnalazioni della presenza di questi ungulati.

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