Attualità
Comune unico in Val Mastallone: la proposta di un ex sindaco
«Comune unico in Val Mastallone. Assurdo avere quattro enti per appena ottocento residenti».
Comune unico in Val Mastallone?
L’ex sindaco e amministratore di Cravagliana Franco Orgiazzi rilancia la proposta del Comune unico. «È un invito alle future amministrazioni per lavorare insieme e far tornare la nostra valle attrattiva. Soli non si va di certo lontano… Assurdo avere quattro amministrazioni per 800 abitanti sparsi tra paesi e frazioni. È il momento che la Val Mastallone unisca le forze».
I servizi scarseggiano…
Lo storico amministratore (per lui 30 anni in totale in Comune) conosce bene la valle e si è permesso di evidenziare alcuni punti a favore della fusione.
«La Val Mastallone è pittoresca, ma con sempre meno residenti. Abbiamo quattro Comuni, il quinto (Sabbia) è stato incorporato da Varallo commettendo un errore di valutazione. Siamo obiettivi: quattro amministrazioni con una popolazione di 800 abitanti circa ha fatto il suo tempo. Una assurdità. Abbiamo scarsi servizi, una sola scuola elementare, con tanti disagi specialmente nel periodo invernale. Per non parlare delle difficoltà di connessione per i telefoni».
Negli anni alcuni servizi si sono persi. «Non esistono negozi di commestibili costretti a chiudere, è assurdo applicare aliquote uguali a quelle che vengono applicate agli esercizi in centri turistici più importanti e in città. Questi luoghi sono disagiati avrebbero dovuto avere una agevolazione fiscale».
La valle ha perso attrattività
Orgiazzi ha visto la valle cambiare. «Sono scomparse le vecchie osterie, un tempo centro di aggregazione per giovani e anziani. Le Pro loco e centri sportivi per fortuna ancora danno vita a eventi soprattutto nel periodo estivo, ma non bastano. Gli anni del benessere economico sono passati. Ora sono chiuse le poche attività artigianali che diedero un po’ di respiro alla valle. Poche sono le speranze lavorative sul posto».
E anche dal punto di vista turistico serve un rilancio. «La valle ha scarsa attrattiva turistica. Esistono poche attività turistiche, non ci sono alberghi e sono per lo più locali a conduzione familiare. Di fronte a questa situazione le amministrazioni locali presenti e future dovrebbero iniziare a lavorare per un Comune unico di Val Mastallone anche per avere più ascolto e togliere il tarlo del campanilismo».
La via è unire le forze
«Bisogna lavorare insieme per cercare di creare un’area artigianale. Battersi per avere agevolazioni fiscali favorevoli, rimodernare la cascina mulino in una moderna stalla per la produzione di latte e formaggi, recuperare i tanti prati ricoperti da rovi e boscaglia. Sono solo i primi argomenti su cui lavorare uniti per migliorare il progresso della valle».
«Un unico ente vuol dire anche avere maggiore peso in Unione montana, in Regione. Di progetti ce ne sono da fare per migliorare la valle, ma soli non si va da nessuna parte. Ci sono gli argini del Mastallone, sempre pericolosi in caso di alluvioni, da mettere in sicurezza. Propongo sempre il vecchio progetto del collegamento verso Bannio Anzino. Speriamo che le future amministrazioni lavorino per questi progetti e che siano sensibili ai problemi delle Val Mastallone per garantire un futuro ai propri figli».
In copertina una vista di Cravagliana dall’alto.
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Giorgio Klingenfuss
8 Agosto 2021 at 19:51
Ci sono magari 800 RESIDENTI, comunque ABITANTI = tutto l’anno lassù ci ne sono meno di 400! Cervatto 18 Rimella 54 ecc ecc … Allora, ‘ndumma! Sarebbe ora!!!
Malleo
9 Agosto 2021 at 7:48
Prima di scrivere commenti ad un articolo di un giornale italiano, bisognerebbe imparare a scrivere in italiano.
David
9 Agosto 2021 at 20:10
…anche in dialetto, in verità…..
Dino Travisan
9 Agosto 2021 at 9:17
La fusione può anche andar bene in specifiche aree montane. È però importante che non passi il concetto di fusione come il toccasana per qualsiasi caso. Per esempio, il progetto di fusione tra Gattinara e Lenta, data la disparità del numero di abitanti tra i due comuni sarebbe una disgrazia per i lentesi, ben aldilà delle questioni di campanilismo.
Luca
9 Agosto 2021 at 20:52
La fusione è sempre utile. Siamo tutte realtà minori.
Finiamola con questi ragionamenti provinciali.
Saluti
alessandro belviso
10 Agosto 2021 at 18:01
eliminare toponimi storici porta a situazioni tipo val di lana (origine pecore?) coi cittadini ancora senza identificazione, si chiameranno lanosi, lanieri…o pecorelle smarrite? il tutto per cosa quattro soldi di contributi e una generazione di politici in quantità superiore. esistono gli studi d’area coi piani che integrano le zone omogenee lasciando intatte le caratteristiche peculiari ci sono le amministrazioni partecipate dei cittadini volenterosi che si possono basare tipo condominium romano e res publica assemblee congiunte degli abitati sui servizi e problematiche zonali mantenere identità e promuovere partecipazione apolitica con gestione diffusa
in quanto fare del colle baranca un parcheggio è demenziale. pensino alla rete veloce telefoni tv negozi defiscalizzati e locali concessi in comodato gestione rifiuti energia trasporti con elicottero periodici manutenzione strade esistenti sviluppino collaborazioni coi geologi agrari biologi qualcuno con il telelavoro potrebbe anche trasferirsi nei piccoli comuni montani.
l’indipendenza e la collaborazione nelle differenze sono benessere al contrario dell’omologazione che spesso è strumento di controllo e dominio di pochi che ne traggono vantaggio.
discorso in generale
ANGELO ABBAGNANO
10 Agosto 2021 at 19:18
A forza di vedere e considerare tutto solo sotto il profilo economico, abbiamo distrutto la sanità pubblica e tutti i presidi ospedalieri che servivano i territori, per poi accorgerci, in pandemia, di quanto sarebbero serviti. Lo stesso vale per le scuole e per i servizi di trasporto ed i servizi in genere. Accentrare vuol solo dire tagliare ed eliminare tutto, strutture servizi e storia. E’ ormai anacronistico pensare alle fusioni, il futuro è nella valorizzazione delle piccole realtà che vanno salvaguardate ed incentivate. Solo loro possono essere fonte di salvaguardia del territorio e possibile valorizzazione dello stesso. Sono gli sprechi che vanno combattuti, e questi sono presenti in quasi la totalità dei casi nei grossi e medi centri, mentre i piccoli centri hanno una tendenza al risparmio e alla buona gestione.
TiOdio
11 Agosto 2021 at 7:44
Avanti con le fusioni di paesucoli insignificanti e si spera che presto riprenda il progetto di cancellare molte provincie ormai inutili e allo sbando completo come quella di Biella. Molti paesucoli sono solo pallide imitazioni di paesi, spesso più piccoli e insignificanti di frazioni di paesi veri. Ma occorre mantenere amministrazioni pubbliche spezzettate per sfamare orde di mangiapane a tradimento.
Sergio Parini
11 Agosto 2021 at 23:24
Il Comune in quanto centro decisionale e amministrativo , gestisce le necessità non solo di persona ma anche di centri abitati e dei territori circostanti. Se un Comune e’ sorto e si è sviluppato in un certo contesto significa che quel territorio inteso in senso generale aveva bisogno di quel centro decisionale. Pensare di gestire centralizzando è un’ illusione sostenuta da una logica che mi e” sconosciuta. Prova ne sia la falsa partenza dell’ eliminazione delle provincie che supportano aspetti gestionali non centralizzabili in Regione. Aspetto fondamentale è quello toponomastico, che determina il legame al luogo, per il quale le persone si impegnano, anche oltre le loro particolari convenienze. Togliere un nome o sostituirlo con nomi di fantasia è deleterio
TiOdio
12 Agosto 2021 at 8:10
La resistenza al cambiamento è tipica delle menti chiuse. Ci sono piccoli comuni separati fra loro ma talmente vicini da essere uno il proseguimento dell’altro, ci sono aree con piccoli comuni sparpagliati in pochi km quadrati che sono come frazioni di un comune unico. E non parlo di borghi storici o caratteristici, ma di brutti ammassi di case, insignificanti e irrilevanti dal punto di vista storico. Trasformare certe realtà in centri amministrativi più efficienti è doveroso. In quanto alle provincie, presto o tardi il processo di “pulizia” riprenderà. Ci sono regioni che hanno provincie grandi quanto un paese, create unicamente per sperperare denaro pubblico e dare lavoro ad amici e parenti. L’italia dovrebbe diventare una confederazione di regioni, senza alcuna provincia con molta più autonomia rispetto allo stato centrale e con Governatori dotati di più potere e controllo sul territorio. La frammentazione amministrativa e burocratica di questa Nazione sono uno dei cancri che la affliggono.
Sergio Parini
12 Agosto 2021 at 9:11
Come puoi vedere anche la tua impostazione di stato prevede una decentralizzazione dei poteri. Il sovvertire le cose tanto per cambiare senza seguire un senso, anzi al contrario del senso che auspichi per il grande, non è di sicuro un buon atteggiamento. E neppure il tuo nome
TiOdio
13 Agosto 2021 at 7:59
Il continuare a supportare lo stato attuale delle cose e opporsi alla semplificazione e al cambiamento è sinonimo di antichità. Troppe tutele per un apparato burocratico e amministrativo governato dal nepotismo. Qualsiasi altro discorso puzza di vecchio e inefficiente.
Il mio nome è frutto di quello che il prossimo si merita e che ottiene.