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Crevacuore ricorda partigiano Vito Villani, morto a 95 anni

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Crevacuore ricorda una delle voci della Resistenza: se n’è andato il partigiano Vito Villani.

Crevacuore ricorda Vito

La Valsessera deve dare l’addio a un altro partigiano. Vito Villani di Crevacuore è morto nei giorni scorsi all’età di 95 anni, lasciando una testimonianza tangibile della Resistenza ma anche del suo impegno come uomo e cittadino dai solidi valori. Solo tre settimane fa era scomparso, a Coggiola, anche Nenello Marabelli, nome di battaglia “Aramis”, che con lui aveva condiviso varie battaglie ed esperienze nel periodo della Liberazione in zona. Il funerale di Villani è stato celebrato venerdì nella sua Crevacuore, dove ha vissuto tutta la sua vita. La comunità ha voluto stringersi al dolore della moglie Elvira e dei figli Maurizio e Nadia e di quanti lo avevano conosciuto e gli avevano voluto bene. Era stato dirigente nell’Anpi di Crevacuore, consigliere comunale, segretario a Crevacuore dell’allora Partito comunista e vice sindaco dal 1975 al 1980 nel mandato di Angelo Togna, altra figura storica della Resistenza in Valsessera e poi del Pci.

«Un esempio da seguire»

«Ho conosciuto molto bene Vito – racconta Alessandro Orsi, insegnante, dirigente scolastico e storico originario proprio di Crevacuore –. Era andato a scuola con mio papà. Lui era veramente un crevacuorese doc, ricordo che mio papà mi diceva che era uno dei ragazzi più intelligenti del paese, leggeva molto e studiava sempre, passione che ha continuato nel tempo. Purtroppo non aveva potuto, in quell’epoca, continuare gli studi: ed era quindi andato a lavorare in fabbrica, ma aveva coltivato la sua cultura. Era una persona in gamba, onesta, un uomo che ti sapeva ascoltare dandoti i consigli giusti. Era un maestro di vita, un esempio da seguire. Ricordo che quando era stato nell’amministrazione comunale aveva chiesto di non prendere il gettone di presenza, ma di destinarlo in beneficenza agli enti del paese».

Crevacuore ricorda

La medaglia

Villani era stato partigiano ed era salito sulle montagne della Valsessera ventenne, con altri suoi coetanei nella 12 divisione con Moranino “Gemisto”. Aveva indossato l’uniforme di partigiano utilizzando il nome di battaglia “Pipa”. Nel 2016 a Biella gli era stata conferita la “Medaglia della Liberazione” un riconoscimento per l’impegno di uomini e donne per affermare i principi di libertà e di indipendenza su cui si fondano la Repubblica e la Costituzione italiana. «Vito – continua Orsi – mi aveva aiutato molto quando ho scritto il mio libro “Un paese in guerra”. Con lui era piacevole parlare, sapeva ascoltare e con la sua pacatezza ti dava dei consigli. Nel 1973 mi aveva detto che ero la persona giusta per prendere l’incarico, al suo posto, come segretario del Pci e per me era stato un onore. Di lui ricordo la sua coerenza, il suo tener fede alla sua ideologia. Nonostante quanto ha vissuto non era una persona tetra o severa, ma aveva un senso dell’ironia finissimo. E’ una grave perdita perché con lui se ne va un altro pezzo di storia. Un uomo che lanciava un messaggio importante: non stiamo zitti – diceva – affinché non si ripeta un dramma del genere».

«Una persona che ha dato tanto»

Parole di stima e di affetto vengono anche da Wilmer Ronzani, ex deputato e a sua volta figura di spicco del sindacato e del centrosinistra locale: «Vito era un personaggio straordinario. Nelle riunioni di partito era preciso, puntuale, saggio. Un uomo che ti faceva riflettere. Quando sono stato parlamentare lo incontravo spesso, aveva alle spalle una straordinaria esperienza ed era solido anche come cultura politica e in generale. Era un uomo umile e riservato, una persona che ha dato tanto. Io mi sono avvicinato alla vita politica grazie al suo esempio e a quello di altri come lui. Ci mancherà molto».

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