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Eraldo Botta racconta le 24 ore incatenato davanti all’ospedale
Eraldo Botta racconta le 24 ore incatenato davanti all’ospedale. Il sindaco di Varallo ha indossato le vesti di “paladino della Valsesia” che erano state del suo predecessore e amico Gianluca Buonanno.
Eraldo Botta racconta le 24 ore incatenato davanti all’ospedale
Botta giovedì mattina è sceso a Borgosesia per incatenarsi davanti all’entrata del presidio, dove è rimasto fino alle 13 del giorno dopo, finché l’Asl non ha appunto fissato il confronto con lui e gli altri sindaci del territorio che si sono uniti alla protesta.
Oltre 24 ore in cui non è rimasto mai solo: «Ho ricevuto una straordinaria dimostrazione di sostegno e di affetto da parte delle persone che mai mi sarei aspettato – racconta l’amministratore varallese -. La gente è veramente preoccupata per la situazione della nostra sanità. Non solo sono venute a parlarmi già nella mattinata di giovedì le future mamme che presto dovranno partorire e che hanno mille incertezze, molto preoccupate e giustamente arrabbiate per questa situazione, ma anche tante altre persone di un po’ tutte le età. Una signora sui 70 anni mentre mi parlava, piangeva. Continuava a chiedersi com’era possibile che potessero sopprimere un servizio come quello del punto nascite anche solo per pochi mesi».
La situazione dell’ospedale
Durante la protesta Botta ha cercato di capirne di più sull’ospedale borgosesiano: «Ho parlato con il personale, sono salito in reparto. Mi auguro di aver smosso un po’ la situazione non solo per i pazienti ma anche per chi lavora nel presidio. E’ solo toccando con mano come stanno le cose, parlando con la gente, che ci si fa un’idea dell’importanza di avere un ospedale che funziona su un territorio come il nostro. In altre zone, nelle grandi città, una protesta come la mia non avrebbe avuto senso. Invece qui, in Valsesia, è più che mai necessaria perché quei pochi servizi che ci restano vanno difesi a spada tratta».
Notte insonne
La notte il sindaco di Varallo l’ha passata su una prandina sotto le scale che portano all’ingresso dell’ospedale: «Verso le 22.30 ha iniziato a piovere a dirotto, ci mancava solo il temporale – racconta l’amministratore valsesiano – ma comunque è passata anche quella, anche se è stato impossibile dormire». In cambio la colazione è stata memorabile: «Alle 5 del mattino è arrivato un panettiere, che non conosco, a portarmi pizza, brioche appena fornate e un termo con il tè. Poi alle 8 è stata la volta della mamma di Gianluca Buonanno, Lina, che è arrivata con caffettiera e tazzine. Un’altra signora con del tè. Insomma mi hanno rifocillato in tutti i modi e non mi sono sentito mai solo. Ringrazio davvero tutti».
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