Attualità
«Fallito Sprar Trivero: sono rimasti in quattro»
Lega Nord: «Dobbiamo capire che con questo progetto a guadagnarci sono solo la cooperativa che ha vinto l’appalto e i privati che affittano gli appartamenti»
A Trivero il progetto Sprar è sempre oggetto di prese di posizione. «Continua a essere un semplice punto di appoggio per i migranti, ma evidentemente l’obiettivo dell’integrazione resta un miraggio. E comunque ha numeri ben più bassi di quelli previsti». A intervenire è Fulvio Chilò, segretario di Lega Nord Trivero e presidente della commissione consiliare che si occupa del progetto per l’ospitalità dei migranti. Un progetto avviato poco meno di un anno fa con un appalto da 570mila euro e con la previsione di ospitare dodici persone per tre anni.
«Non si è mai arrivati a dodici persone. Da un lato è positivo che il numero di migranti sia rimasto contenuto – spiega Chilò -. Ma mi domando: allora i 570mila euro come vengono spesi? A che cosa servono?» La questione è soprattutto economica: «Dobbiamo capire che con questo progetto alla fine a guadagnarci sono solo la cooperativa che ha vinto l’appalto e i privati che affittano gli appartamenti. In alcuni periodi gli ospiti sono stati uno o due in un alloggio che in teoria dovrebbe accogliere almeno quattro o cinque persone». La situazione attuale vede tre ragazzi ospitati a Cereie (uno tra l’altro arrivato solo pochi giorni fa) e una ragazza rimasta sola nell’alloggio a Ponzone.
«I progetti di accoglienza hanno una durata variabile – riprende Chilò – e quindi in teoria qualcuno tra gli ospiti ha terminato il proprio percorso, altri invece hanno fatto armi e bagagli facendo perdere le proprie tracce. E i casi sono diversi». Finora i centri aperti sono stati sempre due, anche se a livello progettuale ne erano previsti tre. Il terzo centro era previsto in località Ronco.
Fatto sta che per il progetto Sprar erano stati messi a disposizione 570mila euro elargiti dal Ministero.
«E nonostante quello che si era detto all’inizio, la ricaduta economica sul territorio è praticamente nulla – riprende Chilò -. La cifra stanziata per il progetto Sprar a Trivero non ha portato nulla, gli operatori assunti dalla cooperativa non sono ragazzi della zona. E a parte gli affitti pagati, è una somma che non è di certo stata reinvestita sul territorio. Non ho visto neppure questi ragazzi ospiti nei due centri impegnati in iniziative sociali anche solo per una mera riconoscenza verso il paese che li ospita».
«In fondo vengono mantenuti con i soldi dei contribuenti. E’ la concezione del progetto che è sbagliata: qui non si fa integrazione, come si era annunciato in pompa magna: si dà solo un punto di appoggio a persone che fuggono sicuramente da situazioni difficili, ma che non si impegnano in qualcosa di concreto sul territorio. Purtroppo sono soltanto delle persone che la società deve mantenere per un certo periodo e che poi, giustamente, se ne vanno perché qui non hanno futuro».
E per Chilò le alternative non mancano. «Ho visto che il Comune di Trivero si è impegnato anche in un progetto per le popolazioni del Benin – osserva -. Forse sarebbe meglio aiutare queste persone a casa loro e aiutarli a costruirsi un futuro, invece che farli arrivare in Italia e provare a mettere in piedi pseudo-progetti di accoglienza che poi non funzionano e che soprattutto vanno ad arricchire cooperative e privati che mettono a disposizione gli appartamenti».
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