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Attualità

Fu un farmacista di Romagnano il primo a usare la cannabis terapeutica

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Pietro Brugo visse in paese tra il 1825 e il 1875 e fu titolare dell’omonima farmacia

La cannabis per uso terapeutico? Il primo a usare la specie “sativa” è stato un farmacista di Romagnano. Lo ricorda Carlo Ottone, gattinarese e nostro ex collaboratore, che prende spunto dall’attualità (l’introduzione della cannabis all’ospedale di Vercelli, ma anche le nuove coltivazioni attivate in Valsesia) per ripercorrere un pezzo di storia che riguarda la zona. Ecco la sua lettera.

«E’ di questi giorni la notizia che preso l’ospedale Sant’Andrea di Vercelli verranno usati nella terapia del dolore prodotti farmaceutici a base di cannabis (canapa), farmaco che non ha controindicazioni, farmaco che viene usato nelle situazioni in cui i medicinali tradizionali non sono più sufficienti e producono troppi effetti collaterali. La produzione dei farmaci a base di canapa, dopo il parere positivo dei Ministeri della difesa e della salute, vengono prodotti dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. La farmacia dell’ospedale Sant’Andrea dispone già dei prodotti farmaceutici a base di canapa, mentre nelle farmacie di Vercelli i farmacisti non hanno avuto disposizioni sulla modalità di distribuzione della cannabis, ne tanto meno forniture.

Sull’uso dei farmaci a base di cannabis la letteratura è immensa, in molti stati sia dell’Europa e negli Stati Uniti l’uso è ormai consuetudine, ora, si spera, avverrà anche in Italia. Ma anche in Italia la sperimentazione e l’uso di farmaci a base di cannabis risale alla prima metà dell’ottocento. La prima sperimentazione fu fatta dal medico Giovanni Polli, originario di Oggebbio sul Lago Maggiore, nel 1847; nel 1849 la farmacia di Carlo Erba, fondatore dell’omonima industria farmaceutica, vendeva prodotti a base di cannabis, ancora nel 1854 erano cinque le farmacie che a Milano vendevano farmaci a base di cannabis. Per la produzione di questi farmaci si usava la cannabis indica (ad alto contenuto del principio attivo, il Thc) con il derivato hashish, il problema non era il fatto che si usava l’hashish ma il fatto che doveva essere importato dall’Oriente, mentre la coltivazione della canapa anche nelle nostre valli era praticata con la specie canapa sativa (a basso contenuto di principio attivo).

E fu il farmacista Pietro Brugo, nato e vissuto a Romagnano tra il 1825 e il 1875, titolare dell’omonima farmacia dal 1858 in paese, che per primo in Italia usò la canapa sativa per la produzione di un unguento da usarsi “contro l’indurimento delle glandule, ingorghi lattei, dolori articolai, gotta…”. Un unguento che vendeva regolarmente nella sua farmacia. Pubblicò la ricetta nel novembre del 1864 sugli “Annali della chimica e della farmaceutica” che si pubblicava a Milano (lo scritto era intitolato “Preparazione ed uso dell’olio di canape sativa di Brugo farmacista a Romagnano”). Solo nel 1887 a cura del medico napoletano Raffaele Valieri ci sarà una ulteriore ricerca e produzione di farmaci a base di canapa sativa, ma, come scrive il Valieri nel suo trattato, basandosi sulla modalità di produzione usata da Pietro Brugo.

Tutte queste ricerche e uso di farmaci a base di canapa sono stati pubblicati negli Annali sopra citati, una legge del 1923, la legge Mussolini-Ovidio, contro l’uso delle sostanze stupefacenti mise fuori legge anche la canapa nelle sue specie Indica e Sativa cancellando di fatto decenni di ricerche in merito; salvo poi, il regime fascista nell’ambito della economia autarchica, nel 1933 istituì la Federazione Nazionale dei consorzi per la difesa della canapicoltura (Federcanapa). Comunque la canapa è una piantina robusta, che supera tutte le proibizioni, che da millenni convive con l’uomo, e conferma che può essere usata per mille usi: come farmaco, per la produzione di tessuti, per la produzione di olio, come farina e altro, bisogna capire che l’uso della canapa non è solo marijuana o hashish, fumo e “sballo”, ma può essere utile in altre applicazioni.

Carlo Ottone

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