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Gianluca e Marco, uomini che hanno costruito sogni | LA LETTERA

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Gianluca e Marco, uomini che hanno costruito sogni. Ecco il ricordo di un amico.

Gianluca e Marco, uomini che hanno costruito sogni

La perdita improvvisa di due amici può lasciare un grande vuoto. Un amico ricorda qui Gianluca Zanetta, lo chef di 51 anni di Borgomanero morto a inizio agosto, e Marco Preti, l’interior designer di Gattico-Veruno deceduto nei giorni scorsi all’età di 63 anni.

Ultimo ricordo

«Nell’arco di una settimana son morti due amici. L’ultima volta che parlai con Gianluca lo scorso marzo la sua voce sottile sembrava appesa a un filo. L’ultima volta che vidi Marco mi abbracciò con allegria».

La forza di Gianluca

«Gianluca era un uomo di un solo pezzo, forte, fedele, stabile. Un uomo ricco d’amore e generosità, un uomo dedito alla famiglia, a Raffaella, Matilde, Gregorio e Martina. Un uomo sempre pronto a sorreggerti quando le tue gambe non potevano più camminare, pronto a darti una mano se scivolavi, un abbraccio pieno di speranza quando di speranza non sembrava essercene più».

La genialità di Marco

«Marco era geniale, fragile, a tratti ipocondriaco e, nonostante l’allegria travolgente che trasmetteva, introverso e timido. Un uomo di visioni, ossessionato dalla bellezza e dall’armonia, alla ricerca di ridisegnare il mondo, trasformare il banale in qualcosa di unico. Un uomo colmo di curiosità e desiderio, un uomo in grado di comprendere ed abbracciare gli abissi più cupi che consuma l’essere umano che cerca nella creazione il senso delle cose».

Protagonisti della realtà

«Due uomini così diversi eppure così meravigliosamente simili nell’essere corporei, fisici. Nell’essere presenti ed esserci protagonisti prepotenti della realtà. Due uomini che amavano la vita e la speranza. Due uomini che erano e per me sono ancora relazione con il mondo. Non perdo, o meglio, non perdiamo “solo” due amici veri, due amici che c’erano sempre; perdiamo due persone che han fatto della realtà il territorio di ricerca e sviluppo delle loro visioni, due esseri straordinari che son riusciti grazie alla loro inviolabile onestà ed amore della verità a edificare sogni.

L’eredità dei loro sogni

«Io non posso pensare a me stesso omettendo la meraviglia che l’esperienza di veder crescere La Capuccina è stata, non posso pensare a me stesso integralmente come persona ed artista senza tutta la bellezza che Marco mi ha insegnato. Non mi posso pensare senza la coscienza di quel desiderio pungente che domanda insistentemente e che Gianluca e Marco mi hanno trasmesso».

Non hanno mai abbassato la testa

«Chi è stato loro amico non può dimenticarsi il brillio dei loro occhi, quella emozione quasi febbricitante nel raccontarti le loro idee, i loro progetti, le loro vite o i loro amori. Io non sono come loro, sono ben poca cosa a loro confronto. E forse lo siamo un po’ tutti perché tutti noi, o quasi tutti, a un certo punto della vita ci siamo arresi, abbiamo pensato non ne valesse la pena, ci siamo “adattati” che in fin dei conti significa tradire i nostri sogni».

Ricordare il loro sorriso

«Ma sebbene io sia poca cosa e benché tutti noi forse siamo poca cosa davanti a tanto desiderio vitale, forse, se custodissimo i loro volti nei nostri cuori, se tornassimo a vivere di relazioni umani e fisiche, di desiderio di conoscenza e confronto, di trasmissione dei desideri, se ci aiutassimo a essere amici come han fatto loro con noi, forse e forse è più che un forse, il mondo tornerebbe a sorridere come facevano loro con noi».

Paolo Maggis

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