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Grignasco capitale della poesia dialettale valsesiana

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Grignasco capitale della poesia dialettale valsesiana. Nei giorni scorsi il teatro Società Operaia di Grignasco era gremito per la 26ª edizione della rassegna biennale di poesia dialettale valsesiana “Pinet Turlo”, con la presentazione del venticinquesimo Quaderno, che ha sempre mantenuto la sobrietà che lo caratterizza.

Grignasco capitale

«Uno accanto all’altro questi Quaderni costituiscono un’antologia dell’ultimo mezzo secolo di poesia dialettale valsesiana e dei territori confinanti scrive Piera Mazzone, presidente del Comitato organizzatore dell’Incontro -, un’importante testimonianza dello “stato di salute” della nostra “lingua del cuore”, come amava definirla il dottor Pier Lorenzo Arpino, presidente del Centro Studi e segretario dell’Incontro».

Sul palco il quadro di Fizzotti

La prima delle sorprese che hanno caratterizzato questa edizione è stata la presenza sul palco del grande quadro di Franco Fizzotti che raffigura il Pinet con il suo umile grembiule di cuoio da calzolaio (di proprietà del Comune di Grignasco) e dello scrittoio al quale sedette per comporre i suoi versi, gentilmente prestato dall’ultima erede del Pinet, Lina Negri, che da qualche tempo è tornata a vivere a Grignasco e ha condiviso con i poeti presenti e con il pubblico il suo ricordo: «Avevo due anni quando Pinet morì, ma mia madre mi raccontava che veniva ogni giorno a casa mia per vedermi, indossando un ampio tabarro nero che faceva volteggiare davanti ai miei occhi sgranati, e ancora oggi non so se ne avessi paura o mi divertisse».

All’inizio della rassegna, dopo l’introduzione di Angelo Zanolini, presidente del Centro Studi, è stato portato il saluto di Katia Bui, sindaco di Grignasco, che non ha potuto partecipare alla manifestazione, ma ha delegato l’assessore alla cultura Pier Tomaso Garampazzi per portare il saluto dell’amministrazione, assicurando il sostegno dell’iniziativa.

Lettura delle poesie

«Sul palco si sono alternati i poeti che avevano inviato le poesie pubblicate nel Quaderno, per leggere le loro composizioni – riferisce Mazzone -: alcuni molto spigliati, altri emozionati, altri con il fisico gravato dagli anni, ma la mente vivace e la battuta pronta. I nostri poeti dispiegano l’intero ventaglio delle parlate valsesiane e hanno scelto temi molto originali, spesso utilizzando l’ironia insita in espressioni intraducibili in lingua, se non con una metafora. La lettura delle poesie era intervallata da considerazioni sul Pinet e sulla sua opera e da interventi a sorpresa, come quello delle due maschere di Grignasco: Giuvanin Baceia, Conte di Mologna, accompagnato dalla sua sposa, Marianna Corbella dei Principi di Rebaglini di Pianazza, i quali scaturirono dalla fervida fantasia del Pinèt e fecero la loro comparsa in occasione del Carnevale del 1895, impersonate quest’anno dai giovanissimi: Edoardo Andorno e Giulia Fontanetto».

Un diploma di Sostenitore del Comitato e della Rassegna è stato consegnato ad Arduino Vettorello, che ha donato un generoso contributo per la stampa del Quaderno e della pubblicazione dedicata al Pinet. Vettorello ha ringraziato per questo riconoscimento, rammaricandosi solo del fatto che, a una rassegna di poesia dialettale, non si parli solo dialetto, e dell’assenza dei giovani. «Vettorello – aggiunge Mazzone – si era anche occupato della Filatura di Grignasco, cercando di contribuire al suo salvataggio, ma il tentativo allora era fallito, forse adesso ci sono delle nuove speranze: sarebbe importante per il paese e per i grignaschesi, che potrebbero di nuovo fare affidamento su un’industria forte, che dà occupazione e garantisce stabilità. Franco Franchi dedica la sua poesia: “T’am fai pen-a” proprio a quei malinconici sentimenti che affiorano guardando lo stabilimento, tristemente vuoto e silenzioso. Con Aldo Lanfranchini, Franchi compose un libro della Memoria per Grignasco: “Ainô. Quan cà sunava al cornu”, pubblicato nel 2020. Alcune poesie, come La fumna di Enzo Dalberto, Ciacula, che da un esordio divertente si fa seria, accennando al problema della violenza sulle donne, hanno offerto l’occasione per approfondimenti o “divagazioni pinettiane”: Annita Guglielmina ha recitato a memoria: La pressa di foumni, una delle poesie più conosciute del Pinet, dedicata alla seconda moglie, Carolina».

Ricordati i poeti scomparsi

Sono stati ricordati i poeti che solitamente partecipavano all’Incontro, scomparsi in questi due anni: «Piera Maria Arienta, sensibile poetessa di Ghemme, che proprio il giorno della Rassegna affrontò una difficile operazione al cuore che le fu fatale – scrive Mazzone -, Bruno Barbi, che viveva a Milano con Grignasco nel cuore, Walter Gatti, portato via dal Covid che ha falcidiato i nostri affetti, Gianfranca Zerboni, sensibile poetessa ghemmese e valente pittrice, e i poeti novaresi Giuseppe Tencaioli e il Maestro Lino Abele Antonione».

Seconda parte del pomeriggio

Nella seconda parte del pomeriggio sono state lette le poesie composte nei dialetti confinanti: «Molti i poeti provenienti dal novarese, sul quale la Valsesia per tradizione gravita – riferisce Mazzone -. Il foliage, ha ispirato in modo differente Primo Vittone in: A crova na fòja e Gianfranco Pavesi, autore di: Al Sammartin di foj, che hanno colto la poeticità intrinseca del volteggiare fino a terra della foglie, che non muoiono, ma preparano un soffice tappeto per chi dovesse scivolare. Cliacopetrarca, anagramma di Pier Carlo Tacca, ha declamato un’appassionata dichiarazione di rinnovato amore a: “La me muruse vegie”, la moglie, con la quale condivide l’esistenza da quasi cinquant’anni. Silvana Tovo, poetessa di Buronzo, molto legata alla Valsesia perché proprio in alta Valsesia

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