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Habilita Casa di Cura I Cedri riparte dopo l’emergenza Covid

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Habilita Casa di Cura I Cedri di Fara Novarese (No) dopo l’emergenza Covid, è tornata a riprogrammare l’attività che la contraddistingue e che ne ha fatto un punto di riferimento per tutto il territorio. In tutto garantendo il massimo livello di sicurezza dei pazienti e degli operatori e il rispetto delle norme e dei protocolli previsti per il contenimento dei contagi. I Cedri è infatti un presidio specializzato nella chirurgia protesica in campo ortopedico. Tra le diverse équipe che quotidianamente operano all’interno della struttura, c’è quella coordinata dal Dr. Franco Baldo che abbiamo incontrato per parlare di una tecnica particolare utilizzata negli interventi di inserimento di protesi all’anca. “All’interno di questa struttura abbiamo introdotto un intervento che possiamo definire innovativo, – spiega il Dr. Baldo –  anche se ormai io e la mia équipe lo pratichiamo in maniera routinaria da circa dieci anni: si tratta però di una tecnica utilizzata da pochi chirurghi. Si tratta di un intervento mini invasivo per l’impianto di una protesi d’anca. Oltre che essere mini invasivo (il ché comporta la presenza di tagli piccoli) permette anche un risparmio di tessuto: questo significa che durante l’intervento non vengono tagliati i muscoli che si trovano intorno all’anca. Questa tecnica consente di ottenere risultati migliori sia nel breve termine che nel lungo termine”.

Dr. Franco Baldo

Quali sono le tecniche utilizzate tradizionalmente in un intervento di protesi all’anca?

“Normalmente – prosegue il Dr. Baldo – nella protesi d’anca viene impiantata una protesi utilizzando un accesso postero laterale. Questo significa che è necessario praticare un taglio di circa 15-20 centimetri nella zona del gluteo. Si deve passare dal grande gluteo e, in profondità, si devono distaccare i muscoli che sono chiamati extra rotatori. Si tratta di muscoli che sono attaccati alla parte prossimale del femore, ovvero la parte alta, che necessariamente devono essere distaccati per accedere all’articolazione. Alla fine viene tolta la testa del femore e si impianta la protesi che va a sostituire completamente l’articolazione.  Una volta impiantata la protesi definitiva questi muscoli vengono reinseriti nel loro punto d’inserzione. In questi casi, però, la sutura deve essere protetta nel periodo post operatorio (per circa tre mesi) perché, in sostanza, bisogna lasciare il tempo a questi muscoli di guarire e di potersi riattaccare nella loro sede originaria. Ciò significa che per circa tre mesi bisogna prestare una particolare attenzione soprattutto ad alcuni movimenti che possono distaccare e far fuoriuscire la testa della protesi dalla sua sede. Questo potrebbe rivelarsi un grosso problema: il paziente avrebbe un dolore importante e dovrebbe essere condotto in pronto soccorso. Qui verrebbe sottoposto ad anestesia. Nel caso in cui avvenisse questa lussazione, si aprirebbe una porta che sarebbe poi difficile da richiudere: si strapperebbero infatti quei muscoli che stanno guarendo e si potrebbero verificare ulteriori episodi di lussazione. In questo caso si dovrebbe rivedere quindi tutto l’impianto e rifare l’intervento chirurgico. Il tasso di lussazione varia tra l’1 e l’8% nelle casistiche mondiali. Questa è la complicanza più frequente con la tecnica postero laterale che, tuttavia, fornisce degli ottimi risultati. Si tratta di un’ottima tecnica che viene oggi utilizzata ancora largamente da tantissimi chirurghi perché garantisce comunque risultati molto positivi. Esiste poi un’altra via d’accesso definita laterale diretta. In questo caso la complicanza principale è la possibile zoppia del paziente nel post operatorio. L’intervento consiste nel taglio di un muscolo, il medio gluteo, che è un muscolo definito motore e, per riprendere la sua funzione può essere necessario che passi anche un anno. Questo potrebbe quindi provocare una zoppia prolungata al paziente operato”.

Quali sono quindi i vantaggi provenienti dall’utilizzo della tecnica che viene adottata in Habilita Casa di cura I Cedri di Fara Novarese?

“Per ovviare a possibili problematiche post operatorie è stata quindi ideata una nuova via chirurgica, definita anteriore diretta mini invasiva. Si tratta di una tecnica che sfrutta un passaggio tra i muscoli senza tagliare nessuno dei muscoli che si trovano intorno all’anca. Questo è possibile in quanto nella regione anteriore i muscoli sono lunghi, possono essere spostati e nessuno di questi si inserisce sul femore: l’accesso all’anca è quindi possibile senza la necessità di tagli. La protesi che viene utilizzata è la stessa degli altri interventi, ma grazie al risparmio tessutale si ottengono dei vantaggi. Per prima cosa si prova meno dolore in quanto non vengono tagliati i muscoli che verranno poi utilizzati quando si riprende a camminare. In secondo luogo la postura del cammino sarà migliore proprio per la mancanza di dolore e questo permette una ripresa molto più rapida rispetto ad un tempo. Inoltre, i possibili rischi di lussazione solitamente presenti con la tecnica postero laterale sono quasi del tutto annullati. Per correttezza devo comunque dire che nella casistica mondiale esistono possibilità di 1 o 2 su 1000”.

La tecnica anteriore diretta è facilmente praticabile?

“In effetti devo dire che si tratta di una tecnica difficile, che prevede una curva di apprendimento lunga: ci vogliono almeno 200 casi per poterla apprendere correttamente e diminuire così le complicanze. Allo stesso tempo – conclude il Dr. Baldo – è una tecnica che può dare molte soddisfazioni. È necessario parecchio impegno da parte del chirurgo, ma ciò va tutto a vantaggio del paziente e della qualità del servizio offerto in struttura”.

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