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L’eutanasia di Dominique diventa caso nazionale

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Continua a far discutere il caso della 59enne di Borgomanero che ha scelto l’eutanasia per non soffrire

Il caso di Dominique Velati potrebbe sollevare un dibattito quasi pari a quello sollevato da Eluana Englaro o Piergiorgio Welby. Infermiera di Borgomanero, 59 anni e malata terminale, la donna è morta in una clinica svizzera che aveva scelto per non soffrire più. Militante da trent’anni del partito radicale, è stata sostenuta e appoggiata da Marco Cappato, noto esponente radicale, che adesso si è autodenunciato.

Secondo la legge, chi agevola il suicidio è oggi punibile sino a 12 anni di carcere. Per questo Cappato cerca di rimettere in discussione la questione a livello di legge: «Andremo avanti – ha detto a Tg24 – finché non otterremo una legge italiana. Con la costituzione dell’associazione “Sos eutanasia” i Radicali vogliono aiutare in maniera concreta i malati terminali che scelgono il suicidio assistito. Si tratta di un atto di disobbedienza civile. L’azione infatti contravviene agli articoli del Codice penale che prevedono la reclusione per chi agevola l’esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo».

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