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«La bandiera nera a Rassa? Meritata, non si sfegia il territorio»

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Sulla vicenda intervengono il Comitato tutela fiumi di Biella e Simone Vallana di Sinistra italiana

Si accende il dibattito attorno all’assegnazione della “bandiera nera” a Rassa da parte di Legambiente. Alla base di questa decisione, il progetto di realizzazione di una centralina idroelettrica sul torrente Sorba. Riceviamo e pubblichiamo due lettere, scritte dal Comitato tutela fiumi di Biella e da Simone Vallana, referente per la Valsesia di Sinistra italiana.

«Il Comitato tutela fiumi di Biella non può che condividere l’assegnazione della annuale “bandiera nera” da parte di Legambiente all’amministrazione comunale di Rassa perché la realizzazione di una centrale idroelettrica all’interno di un’area protetta (afferente alla “Rete Natura 2000”) dove esistono specifici divieti inerenti a specie in via di estinzione (in questo caso il Gottus Gobio, un pesciolino di piccole dimensioni chiamato comunemente “scazzone” ormai raro su tutto l’arco alpino, e per questo motivo protetto) è una assurdità e una mostruosità ambientale. Questa centrale idroelettrica, anche con le migliorie di cui parla la consigliera comunale Lorena Chiara, priverebbe comunque il torrente del 50 per cento della portata naturale media e, in alcuni periodi dell’anno, tale rapporto toccherà picchi del 70, 75 per cento. E’ dunque palese che il Sorba, in quel tratto, non sarà più il torrente impetuoso, spumeggiante e rumoroso che tutti conosciamo. Questo impianto idroelettrico è proposto, va ricordato, dal Comune di Rassa e non da un imprenditore privato: per la sua progettazione sono già state spese molte risorse pubbliche, e ancor di più ne serviranno per realizzarlo. Con gli stessi importi si potrebbero realizzare altri più sostenibili interventi nel territorio di Rassa, località con alta vocazione turistica che attrae soprattutto chi cerca ambienti naturali e luoghi incontaminati. Gli impianti denominati “mini-idroelettrico” godono di sproporzionati incentivi (l’energia prodotta, poca, viene pagata tre volte il valore di mercato); il loro apporto complessivo in termini di energia prodotta è peraltro contenutissimo sia in rapporto alle fonti elettriche rinnovabili complessivamente che allo stesso settore idroelettrico. Alcuni dati ufficiali: il 68 per cento degli impianti da fonte idraulica sul territorio nazionale è composto da impianti di potenza nominale compresa tra 0 e 1.000 kW (quello proposto a Rassa è di 453 kW), ma la produzione annua di tutti questi piccoli impianti è pari solo a 4 per cento del totale idroelettrico. Tale dato va osservato confrontandolo con gli impianti di potenza maggiore, quelli nella categoria pari o maggiore di 10 MW di potenza nominale. Quest’ultimi, pur costituendo solo l’8 per cento del totale, producono l’87 per cento dell’energia totale da fonte idroelettrica. Nel 2015 (ultimi dati disponibili) sono entrati in produzione in Italia ben 232 nuovi impianti di potenza compresa tra 0 e 1.000 kW per una potenza installata complessiva pari a 44.361 kW. Tale incremento è percentualmente infinitesimale: rappresenta solamente lo 0,29 per cento del totale della potenza installata. Ma gli effetti sui corsi d’acqua, il detrimento, è ben più rilevante. Occorre infatti considerare che sono ormai ridotti in numero i torrenti che conservano le loro naturali caratteristiche: nelle Alpi solo il 3, 4 per cento sul totale. Estendere lo sfruttamento idroelettrico a questi residui e isolati torrenti è ambientalmente ingiustificato, la loro salvaguardia è indispensabile. Solo un assurdo sistema di incentivazioni (onere che è sostenuto dai cittadini in bolletta) ha dato luogo a questa cieca corsa all’oro blu, alimentando gli appetiti industriali nel settore. L’errore del Comune di Rassa (e la meritata “bandiera nera” assegnata da Legambiente ai neo “tremendi”) è quello di non aver compreso che la principale risorsa del paese è nel mantenimento della naturalità dei luoghi che non deve essere compromessa per qualche kWh in più».

Comitato tutela fiumi di Biella

 

«Pochi giorni fa Legambiente ha consegnato la bandiera nera al comune di Rassa. Il motivo di tale onorificenza al demerito è legato al progetto di una centralina idroelettrica sul torrente Sorba. Questa notizia ha subito suscitato scandalo da parte di alcuni amministratori locali valsesiani, definendo addirittura tale gesto una vigliaccata. In realtà, la vera vigliaccata è permettere di rovinare l’ambiente con opere inutili e dannose, come appunto il caso della centralina di Rassa. Chi sostiene tali progetti dice di farlo per permettere lo sviluppo economico del territorio, ma la realtà è ben diversa. La realizzazione di una centralina a Rassa ridurrebbe notevolmente la quantità di acque che scorre nell’alveo del torrente, soprattutto nei mesi estivi. Ciò renderebbe il torrente Sorba meno attraente per tutti coloro che si recano lì per praticare attività sportive e pesca, andando a creare un danno economico a tutti coloro che a Rassa lavorano nell’ambito del turismo. Se vogliamo davvero dare un futuro a questo paese, è necessario investire sulla tutela del paesaggio e sulla valorizzazione del patrimonio artistico, perché solo così si potrà incrementare il turismo e creare nuovi posti di lavoro. Questo discorso non vale solo per il caso di Rassa, ma anche per il caso della Val Mastallone, anch’essa minacciata da diversi progetti di centraline idroelettriche».

Simone Vallana

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