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La rabbia di bar e ristoranti: abbiamo fatto le scorte, ce le mangiamo da soli…

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baristi e ristoratori

La rabbia di bar e ristoranti: «Avevamo riempito i magazzini, ora dovremo mangiarci tutto…».

La rabbia di bar e ristoranti: la chiusura a Natale non ci voleva

Arrabbiati. Scoraggiati. E con i magazzini pieni di prodotti acquistati per i pranzi di Natale che non potranno servire ai clienti. La chiusura di ristoranti e bar dal 24 dicembre al 6 gennaio, decisa dal Governo nei giorni scorsi, rischia di dare il colpo di grazia a un settore già molto penalizzato nei mesi scorsi. Ma stavolta, più che l’ordine di chiudere in sé, quello che ha dato più fastidio a ristoratori e baristi è la sensazione di essere stati prima illusi e poi presi in giro.

Una situazione gestita male

«Questo continuo aprire e chiudere è folle secondo me – spiega Andrea Gianello, titolare di El Corral, ristorante messicano di Prato Sesia – e mi sono onestamente un po’ stufato. Nei giorni scorsi avevo acquistato un po’ di roba in previsione dei pranzi natalizi e adesso me la mangerò io. La vicenda è stata gestita molto male, ci hanno detto le cose un giorno per l’altro, denotando mancanza di rispetto per il nostro lavoro».

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Ristori insufficienti

E nemmeno i ristori promessi da Conte sembrano in grado di consolare in qualche modo gli operatori del settore: «Più che altro servono per pagare qualche spesa, ma non certo per portare a casa la pagnotta – conclude Gianello – nel 2020 abbiamo perso 5 mesi importanti per i nostri incassi».

“Spesa buttata”

Pensiero condiviso da Loredana Colombini de “Il mago del pesce”, ristorante di Borgosesia: «Siamo arrabbiati in primis per l’incertezza. Inizialmente non pensavo che avremmo potuto lavorare a Natale e mi ero messa il cuore in pace, organizzandomi con l’asporto. Poi ci hanno dato la possibilità di aprire fino alle 18 e allora abbiamo rimesso tutto in piedi, comprando tra l’altro panettoni e bottiglie di spumante per i pranzi di Natale e Capodanno e sanificando i locali».

Stessa condanna per i bar

Se i ristoranti soffrono, non stanno certo meglio i bar. Per Piercarlo Nino del caffè Roma di Varallo questo nuovo lockdown «è un disastro. Non pensavo che ci facessero chiudere un’altra volta dopo che era stato detto e ribadito che il sacrificio di novembre sarebbe servito per un Natale sereno. Io ho fatto degli ordini in previsione di restare aperto nelle festività, almeno fino alle 18, ma dopo due giorni ci vengono a dire che dobbiamo abbassare nuovamente le serrande».

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