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Le “regine” biellesi al centro del caso Reolon

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Per due anni l’apicoltore triverese, Gian Franco Reolon, si era dedicato a selezionare le api regine autoctone. Poi la scelta di trasferirsi in Toscana portandosi appresso le arnie avute in comodato d’uso. Ora Associazione apicoltori ed ex ente montano gli presentano il conto.

Aveva vinto il bando indetto dall’Associazione biellese apicoltori e dall’ex comunità montana “Tre valli” e per due anni si era dedicato alacremente a selezionare api regine autoctone, esemplari adulti, fertili, femminili e geneticamente predisposti per vivere nel Biellese. Molti di questi esemplari Gianfranco Reolon – questo il nome dell’apicoltore triverese implicato nella vicenda – li aveva anche distribuiti ai colleghi del comprensorio contribuendo fattivamente a qualificare la produzione locale di miele.

Tutto questo prima di decidere di trasferire l’attività in Toscana e portarsi appresso le arnie avute in comodato d’uso in virtù dell’assegnazione del bando. Una scelta che ha generato non pochi malumori nel direttivo dell’associazione apicoltori. Stando a quanto riferito da Reolon, parte delle arnie si troverebbero ancora nel biellese: ciò per consentire di prelevare materiale genetico da impiegare nella produzione di api regine in Toscana, terra notoriamente più mite e quindi più idonea a ospitare le colonie d’api, a incrementare il numero degli individui che le compongono e a fortificare la specie. Di parere diverso i vertici dell’associazione apicoltori secondo i quali condizioni ambientali più favorevoli non stimolerebbero il sistema immunitario delle api regine a irrobustirsi.

L’ex ente montano dal canto suo ha chiesto a Reolon di restituire, entro il 15 gennaio, il materiale fornito in comodato d’uso o, in alternativa, di corrispondere la somma spesa per l’acquisto del medesimo (oltre 6mila euro maggiorati del 10%). Si attende ora la risposta di Reolon, che al momento si trova in Toscana. 

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