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Marialuisa Zambelli, una vita di dialetto tra prosa e poesia. Il ricordo

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Marialuisa Zambelli ha lasciato un’impronta profonda nella vita culturale: la ricorda Piera Mazzone.

Marialuisa Zambelli, una vita di cultura

a Marialuisa Zambelli: è stata un’esponente di spicco della cultura a Gattinara. La cerimonia funebre della donna è stata celebrata direttamente al cimitero comunale lo scorso venerdì mattina.

«La morte di Marialuisa Zambelli mi ha dolorosamente colpita in questo inizio d’anno. Ci sono persone che riconducono ad esperienze di vita lontane, ma ancora ben vive nel cuore: la conobbi negli anni in cui lavorai presso il Comune di Gattinara e feci parte del consiglio direttivo dell’Associazione Culturale. Condivisi con lei interessi e progetti, ne ammirai la versatilità di scrittura e la molteplicità di interessi. Le “Memorie gattinaresi. Gatinèra – La Jent – La Vitta”, pubblicato nel 1996, resta una miscellanea di ricordi, intessuti con la cultura e i costumi del paese, in cui l’autrice ha saputo innestare storia, poesia, racconti orali, costruendo un vero e proprio sillogismo: “Gatinèra a l’è la Jent, la Jent a l’è la Vitta, la Vitta a l’è Gatinèra”».

Le sue opere

«Nel 2000 si cimentò in un romanzo: “Rebus infinito” e in una favola illustrata dal pittore vercellese Francesco Leale: “La vecchia del sacco”, che spiega l’origine della Befana, partendo dalle vicende di una Cenerentola di nome Betta, che deve sopportare per tutta la vita la sorella Marfa, sempre invidiosa e sospettosa. Alla fine il Bene trionfa: Marfa, con le sue lunghe e rinsecchite gambette, è costretta a fuggire, mentre alla buona Betta resta la riconoscenza di bambini ed adulti.
Marialuisa, nata a Bergamo, ma trasferitasi giovanissima a Gattinara, da sempre si dilettò nello scrivere poesie in lingua e in dialetto, raccogliendo quelle in italiano nel volume dal titolo ossimorico “Prigioniera della libertà”. Molte poesie in dialetto furono presentate ed apprezzate in occasione di rassegne e concorsi di poesia dialettale. Al Pinet Turlo di Grignasco, partecipò alle cinque edizioni tra il 2007 e il 2017, con quel suo dialetto dai suoni difficili da articolare, ma colmo di saggezza antica profumata di “Spanna”, conquistato con il sudore della fronte, che va gustato senza fretta, condiviso con gli amici nelle tabine.
Marialuisa, sempre attiva e laboriosa, si interessò anche di puncetto valsesiano, ne condivise l’impeccabile simmetria dei mille nodi, intrecciati come preghiere, per quel giorno in cui anche lei sarebbe entrata un’ultima volta in chiesa, pensando ai: “’D tanc passà senza bagaggi / prima da ‘nviarè ‘l grand viaggi”. Arrivederci cara amica di un tempo, che il viaggio ti sia lieve».

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