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Massimo Biasetti: perché la diga non aiuterà la Valsessera | L’opinione
Massimo Biasetti: perchè la diga non aiuterà la Valsessera. L’ex sindaco di Trivero risponde all’imprenditore Giorgio Gabella che in una lettera criticava i quattro Comuni che ancora si oppongono alla realizzazione dell’opera.
Massimo Biasetti e la diga
«Ho letto su Notizia Oggi la lettera del signor Gabella e le sue considerazioni e preoccupazioni sull’immobilismo della Valsessera, che condivido pienamente – scrive Biasetti -: chiusura delle fabbriche, calo demografico, degrado del territorio, viabilità inadeguata. E’ un problema che tocca non solo i nostri territori ma che è più evidente in Valsessera, dove sono rimaste poche industrie. Ho fatto l’amministratore del Comune di Trivero per diversi anni e nel tempo ho assistito ad un progressivo calo delle risorse economiche, pertanto l’obiettivo principale della mia amministrazione è stato quello di mantenere i servizi ai cittadini, con pochi investimenti. Nonostante tanti sforzi ho assistito comunque ad un progressivo calo demografico e all’invecchiamento della popolazione, anche se a Trivero sono rimaste industrie importanti che hanno arginato la disoccupazione e ci permettono di “restare in piedi”».
«Soldi pubblici buttati via»
Biasetti ribadisce che l’investimento pubblico è spropositato rispetto ai possibili risultati: «Pur immaginando che per la sua realizzazione non vi siano problemi dal punto di vista ambientale, non si può dimenticare che si tratta di un intervento finanziato con i soldi pubblici con una spesa presunta elevatissima. L’importo previsto è più di 320 milioni, cifra verosimilmente sottostimata, viste le precedenti esperienze del Consorzio Baraggia relative alla costruzione delle altre tre dighe nel territorio biellese, dove i costi sono sempre aumentati in modo esponenziale rispetto alle previsioni. Il bacino idrico avrebbe una capienza molto modesta, di soli 12 milioni di metri cubi (la diga di Place-Moulin in Val d’Aosta ha un invaso di 105 milioni di metri cubi), che non risolverebbe il presunto deficit idrico, come dichiarato dallo stesso Consorzio Baraggia».
Posti di lavoro
E ancora: «I posti di lavoro ad opera ultimata sarebbero di poche unità e in fase costruttiva chi sa quale sarà la ditta che si aggiudicherà i lavori e quante persone della valle sarebbero occupate, anche perché non so quanti giovani valsesserini sarebbero disposti a lavorare nei cantieri della diga, lavori che, piaccia o no, sono svolti normalmente da maestranze straniere».
«Compensazioni o briciole?»
Altra questione sono poi le compensazioni, che si suppone possano portare parecchi soldi in valle. Ma tali compensazioni «per legge possono essere solo utilizzate per i ripristini ambientali, mentre le compensazioni derivanti dai ricavi per la produzione idroelettrica, in qualche modo già definite tra Comuni e Baraggia, sarebbero ben poca cosa, in teoria nella situazione più favorevole dell’ordine di qualche decina di migliaia di euro l’anno per Comune e sarebbero erogati solo a lavori ultimati, quando entreranno in funzione le centraline (tra 10-15 anni?) C’è poi il rischio che si inizino i lavori e per mancanza di fondi non vengano ultimati, ipotesi non così remota. Credo che in troppi casi in Italia si siano spesi soldi pubblici per opere scarsamente produttive e penso che il rapporto costi-benefici debba essere valutato evitando la realizzazione di opere inutili. Comunque, se la diga si farà, le amministrazioni comunali faranno il possibile per avere “qualcosa”, ma abbiamo visto che il potere contrattuale dei Comuni è poca cosa e le decisioni vengono prese in altre sedi».
«Meglio unire i Comuni»
Ma se la diga non crea nulla di buono, forse qualche progetto utile sarebbe possibile anche per la Valsessera: «E’ evidente – conclude Biasetti – che in nostri paesi stanno in piedi grazie a quegli imprenditori che, come Gabella, sono rimasti sul territorio. Ma purtroppo manca una politica seria e lungimirante che favorisca chi sceglie di investire in questi territori, magari con sgravi fiscali e investendo sulle infrastrutture. Il progressivo spopolamento della montagna è un problema che coinvolge tutti, anche perché non è pensabile che ci si debba spostare tutti in città. Credo anche che la politica locale potrebbe fare qualcosa per unire le forze e dare delle prospettive a questo territorio. Mi riferisco, ad esempio, al quello che stanno facendo i Comuni di Trivero, Soprana, Mosso e Valle Mosso per formare un Comune unico, che oltre a importanti incentivi economici garantirebbe soprattutto di governare in modo adeguato i nostri paesi. Sono convinto che un Comune unico che comprenda tutta la Valsessera sarebbe un’opportunità per ripensare ad un territorio dove continuare a vivere e non solo a sopravvivere».
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Pepin
1 Giugno 2018 at 13:36
Leggo:
” Ho fatto l’amministratore del Comune di Trivero per diversi anni e nel tempo ho assistito ad un progressivo calo delle risorse economiche, pertanto l’obiettivo principale della mia amministrazione è stato quello di mantenere i servizi ai cittadini, con pochi investimenti”
Mi chiedo:
Ma per l’ex Sindaco Biasetti “mantenere i servizi” a Trivero, riferendomi all’alto triverese, vuol dire non avere più un Distributore di benzina, aver assistito alla chiusura di una Banca e non far nulla per impedire la chiusura dell’altra ormai prossima, non avere più la Stazione dei Carabinieri, chissà se e quando torneranno, aver perso l’Alberghiero, avere la Posta che funziona a ritmo ridotto, avere Strade che da anni attendono che qualcuno pensi a loro eccetera eccetera?
Se è così complimenti. Tra lui e il suo successore ci sono riusciti in pieno!
C’è da sperare che le due, tre grandi Aziende tessili rimaste non decidano di trasferirsi in altri Comuni dove ci saranno meno servizi ma ci sono Banche, Distributori, Poste funzionanti, Scuole, Sicurezza e Strade senza buche e frane decennali irrisolte.