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Palestre chiuse contro il Covid: un’assurdità, e anche controproducente

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Le palestre tra le attività più penalizzate dalle restrizioni contro il virus.

Palestre chiuse contro il Covid: un’assurdità

«Mi sono sempre posto una domanda da quando è iniziata la pandemia Covid. Perché c’è stato un accanimento così forte sullo sport?». Gianluca Valentini, titolare della palestra “Body&sport” di Gattinara, continua a interrogarsi. «Lo sport è stato il primo a chiudere e sarà l’ultimo a partire – spiega -. Anche il premier Draghi l’ha detto: prima bar, ristoranti, cinema e teatri e poi se i contagi non aumenteranno allora le palestre e le piscine. Sembra che siamo noi che portiamo il virus in giro».

Zero ristori e sostegni economici

Per i titolari di centri sportivi sono momenti duri. «Dallo Stato abbiamo avuto zero aiuti – riprende -. Non hanno messo neppure un ministro dello sport. Parlano di ristori ma noi palestre abbiamo preso quattro soldi a dicembre e poi basta». Eppure i conti bisogna continuare a pagarli. «L’affitto e le bollette le pago, altrimenti chiudo. Sono 16 anni che sono lì, un po’ di fondo c’è. Ma se devo buttare i risparmi di una vita per la pandemia non mi sta bene».

Una valvola si sfogo e una buona abitudine per restare in salute

«Non hanno capito che lo sport ti mantiene in salute psicologicamente e mentalmente. C’è uno scarico, lo sport aumenta le difese immunitarie – riprende Valentini -. Chissà come mai da quando c’è la pandemia c’è stato un aumento di obesità negli adulti e nei bambini, oltre a un aumento di problemi all’apparato cardio-circolatorio».

Ed esempi ci sono anche in zona: «Una mia amica ha il padre con la sclerosi: finché poteva andare in piscina riusciva a reagire, ora a letto non ha più voglia di fare nulla. Pensiamo anche ai disabili che avevano bisogno della piscina. Come fanno?».

Strutture attrezzate per garantire la sicurezza

«Ho speso anche soldi per spostare i macchinari e tenerli più lontani. Ho acquistato tutto il necessario per le sanificazioni. Avevo messo tutto in regola. Ho speso 400 euro di macchina per la sanificazione, 150 euro al mese di carta. Tutto era a norma e poi ci fanno chiudere. È l’ennesima beffa».

Si riprende con le attività all’aperto

Fortunatamente con la zona arancione la palestra può riprendere i corsi all’aperto nel parcheggio e tutti distanziati. «È un modo per riprendere a piccoli passi – spiega Valentini -. Anche tra i clienti c’è voglia di tornare e mettersi in forma. Per molti è proprio una necessità, una valvola di sfogo dopo il lavoro. Anche noi palestre abbiamo bisogno di tornare a lavorare, è ormai più di un anno che siamo fermi… Ma ormai non me la prendo neppure più, tanto il Governo prende la sua decisione».

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