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Pray scopre un tesoro d’arte nella chiesetta dell’Assunta

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Pray scopre un tesoro d’arte all’oratorio della Madonna Assunta di Pray.

Pray scopre un tesoro artistico

I lavori di restauro al ciclo pittorico quattrocentesco, emerso durante i precedenti lavori dell’oratorio della Madonna Assunta di Pray negli anni 2017 e 2018, allora finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Torino, dalla Cassa di Risparmio di Biella e dall’imprenditore Achille Burocco, hanno condotto alla scoperta di un vero tesoro di arte, storia e fede.
La continuazione dei lavori è stata voluta soprattutto dal parroco don Luigi Sacchi e nel dicembre del 2021 sono ripresi i lavori. Gli interventi condotti dalla restauratrice Tiziana Carbonati sono stati seguiti dal funzionario di zona Andrea Quecchia del Ministero italiano cultura per la Sabap-No.

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I dipinti

I dipinti emersi dopo la rimozione dello strato di calce che li nascondeva risalgono al quindicesimo secolo (quindi al 1400), realizzati a buon fresco e steso a giornate. Sono conservati sulle pareti laterali della navata. Ripulito il dipinto, è stata convalidata l’ipotesi di attribuzione a due artisti diversi. Sulla parete a nord, in origine suddivisa in due registri, sono leggibili in quello superiore: delle scene frammentarie del Martirio di Sant’Agata e di San Giorgio col drago e la principessa. Nel registro inferiore da sinistra a destra: San Giovanni Battista, un santo Vescovo, Sant’Antonio Abate, San Bernardo, Santa Monica con Sant’Agostino, una Madonna in trono che allatta, San Grato e San Filippo Apostolo. Sulla parete sud è apparsa una situazione più frammentaria, ma non meno interessante, si legge da destra: lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, un San Giorgio col drago e la principessa, una crocifissione e un’impostazione di un sottarco con dei tondi, in cui a mezzo busto, potrebbero essere raffigurati dei profeti. A seguire: una porta tamponata del primitivo accesso laterale all’oratorio e una grande porzione di intonaco molto antico.

La struttura

La scoperta degli affreschi lungo le pareti laterali permette di avvalorare le ipotesi di Don Lebole che attribuiva l’ampiezza e la forma ad unica navata della chiesa alla fase medievale (dodicesimo e tredicesimo secolo), caratterizzata dalla muratura absidale in grossi ciottoli del torrente Sessera.
«Il ritrovamento di questi affreschi – commenta Carbonati -, il restauro, la nuova lettura, è un tassello importate per la storia dell’arte e dell’architettura medievale del Biellese, nuovi studi potrebbero delineare una storia più articolata architettonica e decorativa di questo oratorio».

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